Emil e Federico producono grano e fanno il pane. Più esattamente Emil coltiva cereali e produce farina, Federico impasta e cuoce il pane, a Bologna.
Cosa c’è di più nobile di coltivare il grano e fare il pane?
In quale attività da millenni c’è più dignità e amore? Quando acquistiamo il pane da Emil e Federico, oltre ad apprezzare il profumo della pasta lievitata e del forno, percepiamo il sapore della passione, della dignità e dell’ingegno umano.
Ti è mai capitato di soffermarti davanti al banco del pane di un supermercato?
Sembra un teatro, un palcoscenico in cui viene rappresentato lo spettacolo sbalorditivo e suadente di mille prodotti: pagnotte di ogni forma e tipologia, sistemate in modo ordinato ed abbondante negli scaffali, focacce e crescente dall’aspetto invitante; commessi dall’atteggiamento amichevole e dal sorriso aperto elargiscono filoni, pizzette e pani per tutti i gusti e necessità: grani antichi e moderni, semola e kamut, farine di riso e prodotti per celiaci, vegani e salutisti: nell’insieme un’immagine quasi orgiastica del cibo.
Quindi non si può non cedere alla tentazione di acquistare quel pane così promettente. A casa lo spezzi e scrocchia invitante, poi lo assaggi ma rimani deluso. Non si sente il profumo ed il sapore che ti saresti aspettato, perciò ne mangi un po’, ma non tutto. Quello che avanza provi a mangiarlo il giorno seguente, ma il pane è diventato duro; provi a tagliarlo col coltello ma si sfalda a blocchi: immangiabile! allora lo metti in un sacco e pensi: “lo grattugio e farò dei passatelli oppure lo userò per una impanatura”. Ma sono solo buoni propositi: la gran parte dell’avanzo di quella pagnotta marmorea finirà nei rifiuti, se va bene nel bidone differenziato dell’organico, oppure in qualche discarica con buona pace di tutti.
Abbondanza, grande spettacolo e tante promesse: poi ci si abitua alle delusioni, giorno dopo giorno, finché diventa la normalità.
Quanto grano si produce nel mondo?
La produzione di grano sul Pianeta non è mai stata così elevata, centinaia di milioni di tonnellate, ampiamente sufficienti a sfamare l’intera umanità. Eppure nel mondo circa 800 milioni di persone soffrono la fame ed oltre un miliardo sono malnutrite.
Qualcuno obbietterà sicuramente: la solita banalità buonista dei bimbi che muoiono di fame in Africa! Ma aiutiamoli a casa loro, ecc. ecc. Abbiamo però compreso che le monocoltivazioni intensive spremono le risorse naturali, diffondono grandi quantità di pesticidi e fertilizzanti chimici, aumentano l’effetto serra nell’atmosfera, degradano la biodiversità. Inoltre è stato calcolato che circa 1/3 delle produzioni alimentari finisce nei bidoni della spazzatura, mentre nei paesi occidentali l’obesità ed i disturbi alimentari hanno conquistato un posto rilevante fra i problemi di sanità pubblica.
E allora ci facciamo domande inquietanti.
Come farà l’umanità a continuare questo dissennato sistema produttivo e distruttivo al tempo stesso? Ed il nostro Pianeta riuscirà a sostenerne l’impatto? E ancora per quanto tempo? Ma si può modificare tutto ciò?
Un contadino e un fornaio
Emil e Federico coltivano grano e fanno il pane. Il primo in un appezzamento di pochi ettari di terra in provincia di Bologna, il secondo in un piccolo negozio con un forno centenario alla periferia cittadina. Un contadino ed un fornaio dotati di coraggio ed ingegno, con tanta passione e voglia di cambiare.

Producono diverse qualità di cereali, cosiddetti grani antichi, ma li dobbiamo considerare del tutto attuali, perché nutrienti, sostenibili, sani, gustosi. Li vediamo sempre ai mercati con le loro eterne camicie a scacchi, il passo deciso e lo sguardo fiero: vendono pane, focacce e biscotti, poche tipologie dall’aspetto un po’ rude e presentati in modo semplice ma onesto.
A casa, tagli il loro pane e senti di nuovo il profumo del lievito e dell’erba; lo assaggi, apprezzi la consistenza di prodotti dimenticati e mastichi il gusto del grano; ne apprezzi la fragranza anche dopo alcuni giorni, quindi lo consumi tutto. Non è il frutto della nostalgia dei tempi andati, è cibo buono fruibile al presente, ma è anche una proposta fattibile per il futuro.