Di Nicolò de Trizio, Comitato di Condotta Slow Food Bologna e medico
Dopo anni di stravaganti discussioni e ripetuti commenti sulle trasmissioni televisive e social video in cucina con chef più o meno famosi, ormai divenuti ripetuti e stanchi, ritenevo che fossimo giunti alla saturazione se non all’indifferenza, fino a che non mi sono imbattuto in numerosi filmati che rientrano nella categoria denominata Mukbang.
Sai cosa sono i Mukbang?
Si tratta di filmati audiovisivi online nei quali persone mangiano cibo mentre parlano del più e del meno, non cucinano né danno altre spiegazioni su quanto ingeriscono: si abbuffano e basta nella vetrina delle anime solitarie! La cosa ha avuto origine in Corea del Sud, poi si è diffusa tramite i social media in tutto il mondo e, più recentemente, anche in Italia.
I video presentano persone reali che si dedicano a mangiate pantagrueliche di cibi pronti da asporto quali gamberi giganti, sushi, noodles, megahamburger pluristratificati, salsicce e patatine fritte, inzuppati in cofane di salse varie. Nelle versioni nazionali si tratta di giovani che affrontano piatti giganteschi di spaghetti, enormi pizze, polpette e polli
arrostiti con montagne di patate, per lo più in modo solitario nelle proprie abitazioni, più raramente in coppia ed in treno.
E sai cosa significa ASMR?
Una variante ancor più recente dei food video alimentari è ASMR, acronimo inglese che può essere tradotto in risposta autonoma del meridiano sensoriale: gli/le YouTuber alzano il volume dei microfoni, quindi sussurrano poche parole amplificando i gemiti, i risucchi e le masticazioni dei cibi ingeriti fino a sazietà. Migliaia di persone quotidianamente cliccano online su questi audiovideo riferendo sensazioni di relax ed appagamento, mentre altri ottengono solo disgusto (personalmente propendo per la seconda categoria).
I filmati, visto il gran numero di spettatori, sono diventati redditizi per gli intrattenitori e ci dicono molte cose sulla cultura ed il rapporto col cibo nella civiltà occidentale. La premessa di ogni considerazione è rappresentata dagli ormai ben conosciuti paradossi alimentari che affliggono questa civiltà globale: prima di tutto, su una popolazione mondiale che supera 7 miliardi, oltre 800 milioni di persone sono denutrite e circa due miliardi si trovano in stato di insicurezza alimentare; viceversa 670 milioni di persone soffrono di obesità, in particolare 40 milioni di bambini al di sotto dei 5 anni è in sovrappeso (Rapporto FAO 2019).
La distorsione della modernità
In altre parole, circa un terzo della popolazione mondiale è denutrita o malnutrita, con tutti i conseguenti costi a livello economico, sociale, ambientale e naturalmente sulla salute. Mentre vi è la necessità di aumentare la produzione agricola nei prossimi anni allo scopo di dar da mangiare a una popolazione che crescerà, secondo le ultime stime disponibili, fino a 9-10 miliardi nel 2050, nel mondo si butta o si getta via più di un terzo del cibo che viene prodotto.
La grave distorsione dell’epoca moderna deriva dal fatto che nella civiltà occidentale l’offerta di cibo risulta essere in quantità così sovrabbondante e a buon mercato da non avere precedenti nella storia dell’umanità. Si tratta di offerte alimentari che fanno leva sulla fame edonica, cioè sganciata dai naturati meccanismi omeostatici, rendendo il cibo un’esperienza piacevole temporanea e fine a sè stessa, ma che non condurrà mai alla piena soddisfazione.
Mode e modelli di consumo
Sono le mode, pubblicità e mass media che creano modelli di comportamento esorbitanti, in cui si privilegiano consumi eccessivi, funzionali esclusivamente alle finalità di mercato, ma che, alla fine, determinano inevitabilmente solo infelicità.
La vostra sofferenza dopa il commercio. Nel nostro gergo l’abbiamo battezzata frustrazione post-acquisto. Non potete stare senza un prodotto, ma non appena lo possedete, dovete averne un altro. L’edonismo non è umanesimo: è un cash-flow. Il suo motto? Spendo dunque sono. Ma per creare bisogni si devono stimolare la gelosia, il dolore, l’insoddisfazione: sono queste le mie munizioni. E il mio bersaglio siete voi.
Frederic Beigbeder (romanzo dal titolo Lire 26.900, Feltrinelli Ed.) parla ai lettori come un pubblicitario deluso
Desideroso di vivere liberamente e compiutamente, vado alla ricerca di paradigmi culturali diversi, ispirandomi quotidianamente a modelli filosofici più razionali ed austeri, quelli dell’antica Grecia per esempio, in
particolare l’epicureismo.
Alla riscoperta di Epicuro
Il messaggio ideale di Epicuro, uno dei principali filosofi del periodo ellenistico, è stato fra quelli più fraintesi e banalizzati nella storia del pensiero occidentale. L’etica epicurea, ci spiegavano al liceo, era basata su
piacere edonistico, che rappresenta il criterio principale per raggiungere la felicità; ancora oggi, nella simbologia corrente, l’epicureo è la persona dedita ad uno stile di vita dissoluto, ai piaceri del cibo e della lussuria. In
realtà Epicuro, o meglio il suo pensiero, è vittima di un equivoco grossolano, essendo stato travisato e sottovalutato per molti secoli, fino ai tempi odierni. Il filosofo, pur insegnando che il piacere è la cosa più importante quale fine della vita, in realtà ebbe uno stile di vita tutt’altro che lussuoso e libertino: la sua casa era semplice, i suoi abiti dimessi, beveva acqua e non vino, si accontentava di mangiare pane, olive, frutta e verdure, mentre consumava formaggio e pesce per eccezionali banchetti.
Non sono le bevute ed i continui bagordi, né il godimento di ragazzini o donne, né gustare pesco ed altre cibarie, quante ne porta una tavola riccamente imbandita, che possono dare luogo ad una vita piacevole, bensì il ragionamento assennato che esamina le cause di ogni scelta e repulsa e che elimina le opinioni per effetto delle quali il più grande turbamento tormenta le anime
Epicuro, Epistola a Meneceo
Quindi Epicuro era persona sobria ed equilibrata che si accontentava di sopire i morsi della fame con cibi frugali e di sedare la sete soprattutto con acqua. L’amicizia e la convivialità avevano un ruolo centrale nel suo sistema filosofico: secondo il suo pensiero la presenza di amici rappresenta fonte di piacere perché la consapevolezza di avere qualcuno su cui contare e riporre fiducia è già fonte di gioia.
Vita senza amico è divorare di leone o di lupo
Questo raccomandava Epicuro. Ma quel che più interessa, per porre un collegamento con le considerazioni di cui sopra, il filosofo ellenico riconosceva che siamo attratti da cose materiali che determinano desideri illusori, quindi aveva ben compreso l’esistenza di una parte malata del desiderio: pulsioni vuote ed incontrollate solo verso beni materiali, ma anche alla ricerca di gloria, fama, status sociale, ricchezza, potere, che producono alienazione, allontanando abissalmente le persone dalla felicità. Nella sua saggezza, Epicuro creò le sue scuole nei giardini, cioè nei luoghi aperti, riprendendo il contatto con la terra e la natura, per cercare equilibrio ed armonia con se stesso ed il mondo.
Se Epicuro vivesse oggi
Contrariamente a quanto comunemente si pensa se Epicuro vivesse oggi non lo troveremmo sicuramente a fare shopping nei supermercati o per le vie del Centro storico; non si muoverebbe con automobili potenti e costose, non farebbe vacanze lussuose, né frequenterebbe ristoranti superstellati e locali alla moda secondo il “briatorismo” più sfrenato.
Al contrario egli seguirebbe uno stile di vita onesto e misurato, abiterebbe una casa in campagna con la famiglia o con qualche amico, farebbe acquisti ai mercati contadini privilegiando cibi sani e di qualità, trasformando il tempo libero in occasioni di cultura, condivisione e solidarietà; non ultimo coglierebbe ogni occasione per organizzare riunioni di amici per cenare in compagnia cucinando piatti semplici della tradizione locale con ingredienti freschi e di prossimità.
Mi sento un moderno epicureo che sposa pienamente il pensiero e l’etica del filosofo Epicuro, concedendomi talvolta, come piacere supplementare, un buon bicchiere di vino.
Nicolò de Trizio, epicureo moderno