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Rinascimento green: la nostra proposta

2021. Abbiamo deciso di aderire a Rinascimento Green e all’Assemblea pubblica AssembraMenti presentando una proposta per ampliare i mercati contadini.

Perchè i mercati contadini?

AssembraMenti ha come obiettivo quello di presentare delle proposte dal basso alla Regione Emilia-Romagna su diversi temi: mobilità, aria, suolo, salute, educazione, partecipazione, economia circolare, energia. Sono temi sui quali il nostro movimento è attivo da sempre. Quindi abbiamo individuato nei mercati contadini lo strumento per rispondere all’obiettivo.

La nostra visione: mercati contadini a impatto zero, no-plastic, tutti i giorni in tutti i quartieri delle città e nelle periferie, nei piccoli Comuni, dalle pianure agli Appennini. L’idea è quella di agire sul sistema di produzione e consumo di cibo attraverso un approccio olistico, rigenerativo, che va nella direzione della decarbonizzazione. Un’ecomia valoriale, distributiva, di prossimità.

Un mercato contadino è un luogo di scambio ma soprattutto è un luogo di convivialità, di socialità, di produzione culturale oltre che colturale, di interazione dove è possibile fare educazione e formazione. I mercati contadini diffondono economia locale, i cui impatti, valori e risultati restano sul territorio e sono direttamente impiegabili in investimenti a corto raggio. 

I piccoli produttori preservano il territorio, custodiscono tradizioni e invertono la rotta dello spopolamento di aree interne nonchè la perdita di mestieri antichi.

Verso una rete permanente di mercati contadini, comunità di produttori e consumatori

Per noi è immediatamente possibile creare una rete permanente di mercati contadini e innovarli introducendo: piattaforme di smistamento per gestire i flussi di domanda e offerta di prodotti ma anche di packaging (per ridurre il consumo di plastica e di imballaggi usa e getta); tecnologie verdi per la produzione di energia da fonti rinnovabili, per ridurre il prelieveo di risorse preziose come l’acqua; sinergizzare con i big data/I.A. il sistema di trasporto su gomma puntando all’uso di veicoli elettrici e condivisi; metodi e strumenti di agroecologia per ridurre l’uso di pesticidi e inquinanti. 

In che modo i mercati contadini possono sostenere l’economia circolare?

Garantire la continuità, l’assiduità e la quotidianità dei mercati garantirebbe la stabilità necessaria all’intero sistema per affrontare investimenti nella direzione dell’innovazione tecnologica e della ottimizzazione dei flussi di materia in entrata e uscita (rifiuti, scarti, imballaggi) con evidenti ricadute positive sull’intera filiera, dal campo alla forchetta e oltre. Ne beneficerebbero i trasporti che attraverso l’uso di piattaforme e big data potrebbero ridurre i volumi su gomma; l’agricoltura potrebbe diventare un settore strategico anche perchè l’agroecologia è meno impattante dal punto di vista degli inquinanti e le buone pratiche agricole potrebbero diventare crediti di carbonio da vendere attraverso un sistema certificato a livello regionale (sarebbe il primo in Europa). Inoltre prodotti di qualità significano salute pubblica mentre il mercato non come luogo di consumo ma come luogo di socialità facilita la coesione, l’accoglienza, l’integrazione di cittadini e nuovi cittadini e garantisce un presidio sociale per i quartieri e i piccoli comuni.  

Benefici per tutti e in tutti i settori a scala di regione

Per Slow Food Bologna il cibo è un atto politico, una lente attraverso la quale osservare il mondo. Slow Food Bologna sta lavorando per garantire un cibo buono, pulito e giusto per tutti, senza confini territoriali attraverso la promozione della food policy Nutrire Bologna 2030. Le dinamiche ambientali, complesse e cangianti, possono essere comprese in un approccio olistico e sistemico e non possono essere ridotte allo spazio geografico di una singola provincia: lo stesso approccio con il quale Slow Food Bologna sostiene un diverso modo di produrre, vendere e consumare il cibo è per sua natura regionale. In questa direzione Slow Food Bologna sta lavorando affinchè il cibo non sia mai disgiunto dalla salute dell’uomo e della Terra, dal modo in cui si muove, dall’innovazione tecnologica, dal consumo di suolo e dalle emissioni di CO2.

Modificando il consumo di cibo nell’intera Regione e offrendo alternative reali all’attuale sistema è possibile mettere al centro la rigenerazione come valore che orienta le azioni, oltre la sostenibilità. Un motore potentissimo che potrebbe innescare impatti di lungo termine anche nelle altre regioni.

Ce la faremo a trovare adesioni per la nostra proposta? Stay tuned!

SLOW FOOD BOLOGNA