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Slow Food? Ma chi ve lo fa fare?

Ormai sono diversi anni che trascorriamo piacevolmente le domeniche mattina in Piazza Carducci, in qualità di volontari di Slow Food Bologna, per accogliere i frequentatori del Mercato, fare due chiacchiere con gli avventori, gli amici ed i produttori, assicurarci del buon svolgimento dell’attività, in un’atmosfera che possiamo definire cordiale ed affettuosa. Oggi, al rientro a casa, abbiamo ricevuto un messaggio, fra i tanti che ci giungono, di una nostra affezionata amica che ha scritto: “Quando vai al Mercato del Novale Bologna per comprare le mele al cane e un pezzo di formaggio e torni con gli occhi pieni di fiori e la tavola imbandita”.

Dobbiamo ammettere che queste poche poetiche parole ripagano abbondantemente la fatica e l’impegno profuso in questa attività che svolgiamo in modo totalmente volontario e gratuito, per fare un servizio alla cittadinanza e per disseminare i nostri principi associativi.

Noi di Slow Food Bologna operiamo per realizzare nel nostro territorio i principi ispiratori finalizzati a realizzare i valori etici e culturali legati al cibo buono, giusto e pulito, veicolando economia pulita e sostenibile, socialità, convivialità, cultura e salute.

Slow Food Bologna

La nostra attività di promozione sociale non si esprime solo, come qualcuno crede, nella frequentazione di osterie e ristoranti per godere dei piaceri del cibo e delle libagioni (non lo neghiamo, c’è anche questo), ma viene indirizzata soprattutto verso attività culturali, sociali, educative e, più recentemente, advocacy (che significa in sintesi sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni).

Abbiamo elaborato un’azione che mira a realizzare la food policy della città – Nutrire Bologna 2030 – attraverso: formazione, cioè mediante progetti di informazione ed eventi ludico-ricreativi finalizzati a diffondere l’educazione alimentare ed al gusto; mercati contadini per favorire le produzioni e le pratiche agricole tradizionali e virtuose, i Presidi e i prodotti dell’Arca del Gusto, per tutelare la biodiversità; campagne, eventi, iniziative rivolte alla cittadinanza e agli amministratori pubblici per sensibilizzare tutti sui temi del cibo, dell’ambiente, della socialità e della solidarietà.

I mercati nati dagli ideali di Slow Food rappresentano la punta di diamante dell’attività cittadina, realizzano in modo visibile e concreto un modo di alimentarsi diverso rispetto a quello proposto dalle industrie del cibo e della grande distribuzione organizzata, secondo i principi esemplificati da Carlo Petrini del buono-pulito-giusto.

La nostra azione non si ferma qui: sono tante le attività di educazione e formazione che indirizziamo alla cittadinanza per fornire strumenti di valutazione dei cibi che si comprano e si mettono quotidianamente sulle nostre tavole; organizziamo eventi letterari e culturali; forniamo solidarietà tangibile a persone fragili; promuoviamo progetti di sviluppo di economia locale nei quartieri ma anche sul nostro Appennino e in pianura; organizziamo eventi per riscoprire cibi tradizionali ma anche per immaginare innovazione nel mondo della ristorazione; non ultimo ci spendiamo per ridurre la plastica, gli sprechi idrici ed alimentari, nonché trovare soluzioni creative e innovative per la difesa ambientale legate alla circolarità delle filiere alimentari.

L’emergenza sanitaria ancora in corso e le problematiche legate ai rischi della crisi pandemica hanno riportato in vetta ai valori di civiltà quello della salute individuale e pubblica; pertanto prestiamo attenzione a ciò che si mangia, considerando non solo gli aspetti economici e di sussistenza, ma rivalutando le ricadute sulla salute e sul benessere collettivo.

Per fare tutto ciò discutiamo con tutta la Società Civile e partecipiamo ai tavoli istituzionali per sensibilizzare e dare una mano ai nostri Amministratori Pubblici nel loro difficile compito di condurre tutti i cittadini nella transizione agro-ecologica che rappresenta la sfida dei prossimi decenni.

Fare tutto ciò costa grande impegno e, ripetiamo, del tutto volontario e gratuito.

Ma chi ve lo fa fare, direte voi? Non è forse meglio vivere protetti nel proprio egoismo continuando a consumare noncuranti le risorse del pianeta e mangiare tutto ciò che capita, tanto poi i figli ed i nipoti si arrangeranno?

Un nostro “affezionato” lettore critico pensa che il vero problema siamo noi, i cosiddetti altruisti, quelli cioè, che hanno deciso quale sia la vita che devi condurre per il tuo bene e ti rompono le scatole e ti mettono in croce se fai quello che ti pare. Secondo molte persone oggi i nostri figli non avranno problemi se non quelli che ci siamo inventati, come le emissioni inquinanti, i cibi spazzatura, la consunzione delle risorse idriche. 

Bingo! allora noi siamo diversi, quelli altruisti, quelli che vogliono mangiare bene e salutare, quelli che vogliono salvaguardare le risorse ambientali, quelli che credono nella solidarietà e vogliono salvare il pianeta; nel nostro pensiero differente ormai si identificano tantissime persone e questo ci dà grande soddisfazione e ci spinge a continuare le azioni che riteniamo giuste, anche per gli altri “egoisti”.

In fondo è una questione di responsabilità: ognuno fa le sue scelte secondo la propria coscienza e sensibilità, e noi la scelta l’abbiamo fatta, anche solo per riempire gli occhi di fiori ai nostri amici frequentatori dei mercati ed imbandire la loro tavola dei desideri.