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Itinerario slow: la via Porrettana in 3 giorni. Giorno 2.

2021. Fresca e riposata, riprendo il mio itinerario lungo la via Porrettana (SS64), destinazione Porretta Terme (qui il giorno 1). Prima sosta per assaggiare le crostate e i dolci della signora Cesarina.

Giorno 2. Sabato, prima tappa: Riola di Vergato (BO), Rocchetta Mattei

Non so quante volte ci sono stata, ma la bizzarra e misteriosa Rocchetta Mattei mi affascina sempre. Ho come l’impressione di vedere un castello incantato, come quelli delle fiabe. Per me vale sempre la pena approfittare delle guide e dei loro racconti suggestivi.

La Rocchetta fu la residenza del conte Cesare Mattei, letterato, politico e medico autodidatta, fondatore dell’elettromeopatia: una pratica fondata sull’omeopatia, basata sull’abbinamento di granuli medicati e liquidi detti “fluidi elettrici”. Ho scoperto che è stata la medicina alternativa più praticata al mondo nel lasso di tempo dal 1870 al 1930!

Veduta della Rocchetta Mattei

Il 5 novembre 1850 viene posta la prima pietra e nove anni fu considerata abitabile, tanto che Cesare Mattei non se ne allontanò più, ospitando illustri personaggi che arrivavano da ogni dove per sottoporsi alle sue cure. Si narra di Ludovico III di Baviera, dello zar Alessandro II, di Dostoevskji (che lo cita ne I fratelli Karamàzov, quando fa raccontare al diavolo di essere riuscito a guarire da terribili reumatismi grazie a un libro e a delle gocce del Conte Mattei!).

Poi ha attraversato un periodo burrascoso fino al 2006, quando la Fondazione della Cassa di Risparmio in Bologna ne ha annunciato l’acquisizione, sottoponendola a restauro per renderla visitabile.

Rocchetta Mattei: SP62 Riola – Savignano, Grizzana Morandi (BO)

Seconda tappa: Castiglione dei Pepoli (BO), Taverna del Cacciatore

Taverna del Cacciatore

La magia della Rocchetta mi aveva messo fame così senza esitare ho prenotato alla Taverna del Cacciatore (ben recensita nella Guida alle Osterie Slow Food) per conoscere la proprietaria Lucia Antonelli. Una leggenda delle cucine: per 2 anni consecutivi vincitrice della sfida per il miglior tortellino bolognese. Da queste parti vale più di una corona d’oro!
La trattoria, a conduzione famigliare da più di 40 anni, è un vero e proprio monumento alla cucina del territorio: ambiente familiare, attenzione ai prodotti locali e stagionali (in autunno ho assaggiato funghi, tartufo e cacciagione) con una interessante cantina di vini. Ho ritrovato gli odori e i sapori della cucina tradizionale in tutti i piatti. Meraviglia!

Da Grizzana a Castiglione dei Pepoli ho impiegato circa 40 minuti. Di appenninica bellezza.

La Taverna del Cacciatore: Via Cavaniccie, 4 – Castiglione dei Pepoli (BO)

Terza tappa: Grizzana Morandi (BO), La Scola di Vimignano

Veduta degli archi di La Scola

Per non cedere al riposino post-prandiale, sono andata a visitare La Scola di Vimignano nel comune di Grizzana Morandi, a circa 40 minuti da Castiglione dei Pepoli. Un borgo del 1300 pressochè intatto, che resiste miracolosamente al tempo, dove tutto sembra immutabile. Chiedo a qualche abitante di Grizzana la sua storia: nel 1200 pare fosse abitato, ma solo negli estimi del 1375 se ne parla e si nominano le famiglie che lo popolavano.

L’immagine di Scola che sopravvive oggi si è formata tra il 1300 e il 1500 in un momento di espansione e di sviluppo economico agrario, quando gli abitanti del contado si impossessarono delle terre di monasteri e di nobili che rientravano in città. Gli abili costruttori furono i Maestri Comacini che qui lavorarono in gran numero: le vecchie torri si trasformarono in abitazioni civili e così case, fienili, essiccatoi si allargarono anche oltre le mura di difesa.

Passeggiare per le viuzze e apprezzare archi, edicole, meridiane è come recitare in un film del passato. Muto. Incantevole.

Quarta tappa: Montovolo (BO), Santuario della Beata Vergine

A meno di 20 minuti, inerpicandomi per una strada di curve a gomito bellissima, sono arrivata al Santuario della Beata Vergine della Consolazione a Montovolo (BO), importante complesso di fattura comacina, al confine fra l’esarcato Bizantino e i Longobardi.

Santuario della Beata Vergine

Il Santuario venne costruito nel XIII sec. sui resti di una chiesa forse di età pagana, donata nel 1054 dal vescovo Adalfredo ai canonici di San Pietro di Bologna; fu distrutta nel 1240 dai ghibellini legati a Federico II. L’attuale impianto, ricostruito in seguito ad un incendio nel XIII sec., presenta una sola navata coperta da tetto a capriate lignee, muri in arenaria locale e presbiterio rialzato e coperto con volte a crociera. Molte sono le parti protoromaniche: elementi absidali, monofore, capitelli a motivi vegetali e zoomorfi. Sul timpano del portale ho letto una breve iscrizione che ricorda la costruzione “A.D. MCCXI” a cui fanno seguito le lettere “1211 R.O.I.P.” (Regnando l’Imperatore Ottone IV di Brunswich).

Il campanile è ottocentesco, si trova a destra della facciata e presenta una torre aperta da monofore la cui parete sud ha una bella meridiana con i versi Alor che il sol mi si farà palese, darò l’ora germanica o francese” (1835).

Quinta tappa: Camugnano – Montevigese (BO), Chiesa di Santo Stefano

Per gioire dei colori del tramonto, mi metto alla guida in direzione Montevigese e in meno di mezz’ora sono ai piedi della chiesa di Santo Stefano, località Vigo, che illumina l’intera vallata fino all’alba.

Chiesa di Santo Stefano in Vigo

Il monte Vigese è un’importante altura dell’Appennino bolognese che si eleva sul territorio dei comuni di Camugnano e Grizzana Morandi; il nome deriva da Vigo (dal latino vicus: borgo ma anche podere), una frazione del comune di Camugnano che gravita sui suoi pendii. Il massiccio resta piuttosto isolato dalle altre vette montuose delle vicinanze: ho ammirato la sua altezza (1091 m) e la sua forma trapezoidale, che tanto ricorda quella di un vulcano.


Proprio qui ho visitato la chiesa dedicata a Santo Stefano. Talmente antica che nell’estimo del 1235 è nominato un Tebaldo presbitero. Faceva parte del castello e probabilmente risaliva all’anno 1000. L’attuale chiesa fu ricostruita nel 1598 e ampliata nell’ottocento. Il campanile cinquecentesco è postumo e coronato con guglia solo nel 1908. Sono rimasta a bocca aperta davanti al Martirio di Santo Stefano, un quadro settecentesco posto sull’altare maggiore.

Sesta tappa: Porretta Terme (BO), Trattoria delle tele

Lasciandomi alle spalle la chiesa di Santo Stefano illuminata, ho puntato dritto a Porretta Terme (BO), dove avevo prenotato un tavolo alla Trattoria delle Tele (nella Guida alle osterie Slow Food). In meno di 40 minuti ero già piacevolmente accolta dalla famiglia Valdiserri, nota fin dai primi del novecento per avere inaugurato un’altra locanda (Osteria dell’Alpino nel vicino Borgo Capanne). Una famiglia di avveduti ristoratori, insomma: la cucina è strettamente legata al territorio, pur se con alcune evoluzioni.

Trattoria delle Tele: Via Massarenti, 1 – Porretta Terme (BO)

Settima tappa: Porretta Terme (BO), Hotel Santoli

Non potevo non soggiornare all’Hotel Santoli, storico albergo di Porretta Terme (BO). Qui devo confessare sono un po’ di casa e conosco personalmente gli attuali proprietari Armando e Franco: la famiglia Santoli avvia l’albergo verso la fine degli anni venti del secolo scorso (nel 1929). Sono i bisnonni Romeo ed Elvira che a Bagni della Porretta, poi Porretta Terme, nell’Albergo Tripolitania, fanno dell’ospitalità alberghiera il loro vanto e grazie passione e duro lavoro mettono le basi per le generazioni future. Saranno poi Egle e suo marito Armando a gestire il Tripolitania con tenacia e sacrificio, lasciando tanti ricordi e racconti di vita di un’epoca genuina e sincera. Il figlio Romeo nasce dentro l’albergo (non per dire, nasce nella camera n. 4 del Tripolitania) e seguirà le orme dei genitori portando avanti l’attività alberghiera con l’idea di realizzare il sogno suo e di suo padre: costruire un albergo di proprietà.

Nel giugno del 1973 apre così i battenti l’Hotel Santoli, moderna e confortevole struttura alberghiera collegata alle Terme di Porretta. Erano anni rigogliosi e “romantici”, pieni di soddisfazioni nei quali convivevano sia l’albergo Tripolitania che l’Hotel Santoli, fino al 1979 anno in cui si sceglie, dopo 50 anni di vita e di storia, di chiudere il Tripolitania.

Franco Stantoli, Hotel Santoli

Tutte le energie ora sono focalizzate sull’Hotel Santoli e sul ristorante “Il Bassotto” che fa parte dell’Alleanza dei Cuochi; così un’altra generazione cresce per portare avanti le tradizioni di famiglia. Sul menu mi hanno fatto venire l’acquolina in bocca: la raviola di farina di castagne con mortadella (presidio slow food e pecorino a latte crudo (presidio slow food), il lombo porchettato con salsa al succo di mela rosa romana e fiocchetti al farro; il birramisù con pan di spagna alla castagna bagnato con birra del birrificio artigianale Beltaine.

Le stanze dell’albergo invitano al riposo: ampie, dotate di tutti i confort, silenziose e finemente arredate con affaccio sul bosco. Ho ceduto al sonno pregustando la colazione del giorno dopo.

Itinerario vissuto e raccontato da Antonella Silvia Bonora, Comitato Slow Food Bologna.

L’itinerario completo è:

  • giorno 1: Bologna – Crespellano – Bazzano – Monteveglio – Zocca – Tolè
  • giorno 2: Riola di Vergato – Castiglione dei Pepoli – Grizzana Morandi – Montovolo – Camugnano – Porretta Terme
  • giorno 3: Porretta Terme e infine Bologna

L’itinerario slow continua con il giorno 3.

Hai perso il giorno 1? Lo leggi qui.