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Il Cuoco di Latta (San Ruffillo)

Marzo 2022. Collocato in una viuzza nascosta ed appena accessibile dietro il Mercatino di San Ruffillo, questo locale ha visto transitare in successione diverse gestioni fino al 2019, quando è stato rilevato da Alessandro Tavernier. Dopo aver completato gli studi nell’università felsinea ed aver fatto alcune esperienze culinarie in giro per il mondo, Alessandro ha deciso di portare nella nostra città la cucina delle sue origini piemontesi. Non c’è che dire: coraggio e determinazione non sono mancati!

Perchè il cuoco di latta?

cuoco di latta bologna
Cuoco di latta – Bologna

Partiamo dal nome del ristorante: il cuoco di latta. In effetti nelle sale sono esposte alcune statuette costruite con pezzetti metallici che vorrebbero rappresentare l’emblema del locale. Il realtà lo chef ci ha spiegato che l’origine è assai più tenera e autentica. E’ il principio di una fiaba che raccontava ai figli per farli addormentare. Quindi abbiamo compreso che l’ispirazione dello chef nasce da sentimenti d’affetto e poggia su una solida passione… e questo è un buon inizio.

Cuoco di lattaVia Luca Marenzio, 1 40141 Bologna

La cucina piemontese, quella autentica

Dopo aver visitato diverse volte questo ristorante e assaggiato diverse specialità fra quelle proposte, dobbiamo ammettere che lo chef dal cuore di latta è in grado di raccontare molto bene gli aromi e i sapori della sua terra. I piatti sono quelli della tradizione piemontese che ormai fanno parte a pieno titolo della cucina italiana con la C maiuscola: vitello tonnato, tajarin con Ragout d’Agnello, Ravioli del Plin in Crema di Parmigiano, Coniglio di Carmagnola con Aceto di Moscato e Olive Taggiasche, Bunet con Amaretti, Cacao e Caffè; ma anche risotti, battuta di fassona, lingua fredda con giardiniera, faraona con salsa al marsala, dolci alle nocciole e diverse altre specialità che ci portano in un viaggio immaginario nelle province sabaude, fra le Langhe e le pianure vercellesi.

La carta dei vini

Un altro punto di forza del ristorante è la carta dei vini, in gran parte dedicata ai vitigni del Piemonte: Barolo, Nebbiolo, Dolcetto, Barbera, ma anche Chardonnay, Roero Arneis e Timorasso, a rappresentare in modo ampio le preziose produzioni regionali, pur senza trascurare una buona rappresentanza di etichette provenienti da tutta Italia e dalla Francia.

Le materie prime

Infine abbiamo apprezzato il grande sforzo compiuto dallo chef nella ricerca delle materie prime in gran parte provenienti dal Piemonte, senza le quali i piatti serviti non avrebbero la stessa qualità e gradimento. Laddove non siano disponibili i prodotti piemontesi, vengono utilizzate materie prime locali per intecciare un connubio sensoriale con l’Emilia-Romagna.

Quanto abbiamo pagato?

Infine abbiamo annotato che il menu ha prezzi medio-alti. Non è una critica, tenuto conto degli sforzi compiuti per mantenere elevato il livello qualitativo della cucina e del servizio prestato in sala. Peraltro sono disponibili – per quasi tutte le portate – i cosiddetti cirighin, porzioni ridotte a cifre più contenute, che consentono al cliente assennato di godere di qualche assaggio aggiuntivo senza far crescere eccessivamente il conto.