2019. E’ ancora viva l’emozione per la memorabile serata di degustazione storica del brandy Vecchia Romagna (5 aprile).
L’evento ha percorso una carrellata di assaggi da 5 bottiglie acquistate fra il 1950 e il 1972 e miracolosamente giunte fino a noi in perfette condizioni di sigillo perché “dimenticate” in una cantina a temperatura relativamente stabile e buia: in tal modo i distillati non solo si sono conservati ma, anzi, si sono affinati ed evoluti nel corso degli anni consentendo ai partecipanti di accedere ad una degustazione unica ed irripetibile. Ecco i distillati in assaggio:
- Brandy Vecchia Romagna Vessopé – bottiglia acquistata negli anni 50
- Brandy Vecchia Romagna Riserva – bottiglia acquistata nel 1960
- Brandy Vecchia Romagna Etichetta Nera – bottiglia acquistata nel 1964
- Brandy Vecchia Romagna Etichetta Nera – bottiglia acquistata nel 1968
- Brandy Vecchia Romagna Etichetta Nera – bottiglia acquistata nel 1972
La degustazione a cura di Fiorenzo Detti
Sotto la guida Fiorenzo Detti, esperto di distillati e consulente di numerose aziende in questo settore, è stato possibile analizzare questi liquori in modo approfondito sotto il profilo tecnico-degustativo, con valutazione delle caratteristiche tipiche del distillato, arricchito dall’affinamento nel tempo dei suoi elementi. L’apprezzamento visivo ha rivelato liquori di aspetto limpido e brillante e con tonalità brune; all’esame olfattivo abbiamo percepito aromi floreali e aromatici, di caramello e frutta secca; infine le percezioni gustative hanno evidenziato aromi morbidi ma intensi di spezie, miele, cannella ed altri ancora, in massimo equilibrio armonico fra di loro, mentre la capacità dell’alcol di dissolversi rapidamente in bocca rappresenta fattore di qualità, finezza e l’eleganza dei distillati.
La Buton: tra memoria e affetto
Nella parte conferenziale della serata sono stati affrontati anche aspetti storici del nostro distillato, ma anche elementi di carattere affettivo: sono infatti numerosi i ricordi legati alla fruizione molto diffusa nelle case e nelle famiglie italiane di questo liquore per un lungo periodo storico nella nostra nazione ed in particolar modo nella nostra città, sede di una delle più importanti aziende produttrici: la Buton.
La storia ebbe inizio nel 1820 quando Jean Bouton, ex fornitore della casa imperiale francese nonché figlio di distillatori, fondò a Bologna la distilleria di liquori Gio Buton S.p.A., la prima industria italiana di distillazione nel settore dei superalcolici, insieme al pasticcere Giacomo Rovinazzi, proprietario di un negozio sotto il portico del Pavaglione.
La prima sede di produzione in città, in viale Pietramellara, diede vita ad una serie di liquori e distillati di grande successo, come il famoso Cognac, la Crema Cacao, la Coca Buton e l’Amaro Felsina, ottenendo premi e riconoscimenti. All’inizio del XX° secolo la Buton venne rilevata dal marchese Filippo Sassoli de’ Bianchi che la ricevette in eredità dalla moglie Maria Rovinazzi. Nel 1939 nacque il distillato di uve trebbiane denominato Vecchia Romagna, presentato nell’inconfondibile bottiglia triangolare, in uso ancor oggi.
Negli anni 1960-70 si affermò la campagna pubblicitaria del famoso Carosello in cui, un Gino Cervi nel pieno della sua carriera cinematografica debuttò col celeberrima frase Vecchia Romagna Etichetta Nera, il Brandy che crea un’atmosfera.
Rammentiamo che in quegli anni in tutte le case nel cassetto dei liquori c’era una bottiglia di Vecchia Romagna, che veniva usato per festeggiare le occasioni e da offrire ad ospiti ed amici. Nel 1970 il successo diventò globale e la produzione venne trasferita nello stabilimento di San Lazzaro diventando uno dei complessi più attrezzati d’Europa. Nel 1999 Vecchia Romagna fu acquistata dal gruppo Montenegro che, attualmente, fa parte del Gruppo Seragnoli. Ancora oggi il brandy bolognese, resta il più bevuto in Italia.
Come si fa il brandy?
Il brandy è un distillato elegante e sopraffino, prodotto dalla distillazione del vino. In tutto il mondo si produce brandy, anche se i migliori provengono da Francia, Italia e Spagna, che, peraltro, sono i tre più grossi e venerabili produttori di vino nel mondo. Alcune zone di Francia come Armagnac e Cognac sono talmente vocate e storiche che hanno dato il proprio nome ai loro brandy, per cui questi grandissimi distillati sono a tutti gli effetti dei brandy.
In Italia come vino di partenza si usa prevalentemente il Trebbiano. La distillazione viene effettuata mediante alambicchi, esattamente come la grappa. La caldaia viene riempita di vino e poi scaldata con vapore, il vapore inizia a salire, passa nel collo e finisce nel refrigeratore dove si condensa. Durante la prima distillazione si scartano testa e coda, piene di aromi e sostanze poco gradevoli, ma che possono essere ridistillate a loro volta.
Quando il liquido esce dell’alambicco viene avviato alle botti ove rimane per almeno 1 anno, e solo allora potrà essere denominato brandy; se la permanenza in botte è più lunga, 3-5 anni, viene denominato riserva. Questo passaggio è fondamentale, tanto che le botti sono considerate uno degli ingredienti più importanti del liquore finale. Il legno rilascia tannini, aromi e profumi che finiscono nel brandy e lo arricchiscono; inoltre anche nella bottiglia, se ben sigillata, il distillato si affina ulteriormente, evolvendo grazie al lento processo di mescolanza degli elementi che lo compongono.
Nella nostra serata di degustazione abbiamo avuto la fortuna ed il privilegio di apprezzare brandy che, dopo il consueto passaggio iniziale in botte, hanno avuto la possibilità di affinarsi con tranquillità per 50-60 anni, per cui gli elementi gustativi hanno potuto lavorare con certosina pazienza trasformando i brandy in prodotti irripetibili.
Va infine ricordato che solitamente i brandy non hanno annata, perché rappresentano blend di distillati di annate diverse, quindi l’età corrisponde sempre all’età del brandy più giovane.
Gli abbinamenti giusti
Il brandy viene generalmente considerata una bevanda da apprezzare solitaria oppure in alcuni cocktail. Tuttavia ben si sposa con la pasticceria secca soprattutto quella a base mandorle; può rivelarsi un ottimo compagno un jamon ben stagionato, o pata negra o patè di fegato d’oca. Anche il cioccolato è un ottimo partner del distillato: la vena alcolica risulta perfetta per stemperarne il senso burroso, mentre gli aromi speziati ed il calore del Brandy arricchiscono il gusto amaro e complesso del cioccolato.
La serata dedicata alla Vecchia Romagna si è conclusa proprio con gli abbinamenti a piccola pasticceria, cioccolato, datteri e arancia caramellata e, prima dei saluti soddisfatti dei partecipanti, hanno consentito di condividere gli ultimi grandi momenti di piacere culinario.