Della nostra visita a Noto restano nella memoria (e sottopelle) il passeggio lungo Corso Vittorio Emanuele in una luce viva, un clima vellutato, chiese maestose e palazzi eleganti, l’atmosfera rilassata e suadente. Immancabile è la sosta al Caffè Sicilia per gustare la granita, il cannolo o l’inarrivabile cassata, insieme al caffè con spuma di mandorla, per il nostro benessere sensuale e spirituale. Piccoli episodi di vita quotidiana danno il senso di un modo di vivere diverso e di un approccio filosofico alla quotidianità.
Dopo l’ordinazione mentre eravamo seduti ai tavoli della caffetteria all’aperto il solerte cameriere ci ha servito caffè ed l’ottima pasticceria. Noi, abitanti del Nord, ci siamo premurati subito di chiedere il conto, ma il cameriere, con sorriso sornione, ci ha esortato a goderci in pieno relax la merenda senza preoccuparci del pagamento, a cui avremmo provveduto più tardi… con calma.
Poco dopo, proseguendo la passeggiata per le vie di Noto, ci siamo arrestati per ammirare il cortile dell’antico mercato. Un passante, vedendoci interessati a quella testimonianza di bellezza, ha pensato di fermarsi ed impegnare alcuni minuti della sua vita con noi sconosciuti per sfogare il suo disappunto. Egli ci ha spiegato che pochi mesi prima quel cortile era stato agghindato con cattivo gusto per dare spazio ai due VIP del momento (per chi non sapesse si tratta di Fedez e Ferragni) che realizzavano il loro matrimonio come un evento di grande risonanza spettacolare. Sempre secondo la sua opinione estetica, era stato realizzato un allestimento di rara bruttezza che, ancorchè di costo elevato, era molto distante dai canoni di estetica barocca della città, la quale era stata deturpata nella sua naturale armonia, fortunatamente in modo solo transitorio.
Noto, oltre che essere ricca di suggestioni estetiche e culturali, è una città dove è possibile trascorrere il tempo piacevolmente in numerosi locali da ristorazione di elevata qualità. Superato il primo disagio legato al nome, visto che la scelta della denominazione “Crocifisso” è legata alla limitrofa omonima chiesa cittadina – questo ristorante è nato alcuni anni or sono come osteria, trasformandosi nel tempo in un locale ambizioso, che mira a reinterpretare la cucina popolare mediante schemi contemporanei e creativi.
La storia ed i ragionamenti sono ben conosciuti e comuni ad altre esperienze consolidate: l’attuale chef Marco Baglieri ha recepito gli insegnamenti dei genitori che gestivano l’osteria e li ha filtrati nelle conoscenze ottenute lavorando con altri valenti cuochi. In una sala dagli arredi minimali ed atmosfera quasi sacrale (forse il nome ha condizionato qualche scelta architettonica) abbiamo gustato piatti di solida tradizione, quale il macco con fave e piselli con ricotta e mollica di pane, ma anche pasta con le sarde e pinoli, uvetta, finocchietto e con un tocco raffinato di salsa di zafferano; compaiono pure divertimenti creativi come l’arancino di melanzane su fonduta di ragusano, panelle con gambero rosso e ricotta al limone, ricciola in crosta di olive nere, pesce spada in crosta di pane con cuori di carciofo fritti.
Nel complesso un’esperienza singolare e stuzzicante, del tutto in linea con l’eleganza ed i richiami culturali di una città che fonda sullo stile di vita e sulla sicilianità il messaggio di sereno equilibrio che la distingue.
Capita a volte di sentirsi per un minuto felici. Non fatevi cogliere dal panico: è questione di un attimo, poi passa.
Gesualdo Bufalino