fbpx Itinerario slow: la via Porrettana in 3 giorni. Giorno 1. – Slow Food Bologna

Itinerario slow: la via Porrettana in 3 giorni. Giorno 1. – Slow Food Bologna

2021. Ho trascorso tre indimenticabili giornate sugli Appennini Tosco-Emiliani, ripercorrendo le strade care ai Bentivoglio, come l’antica via consolare (Via Porrettana) ricca di sapori autentici e luoghi incantati.

Il primo autunno ottobrino è la stagione migliore: quella dei colori caldi come il rosso delle giuggiole, il giallo intenso dei peperoni e il marrone delle castagne. Se sei a Bologna, non devi andare lontano per immergerti in faggete selvagge e quercete odorose: puoi camminare lungo la Via Porrettana, un itinerario slow da fare in un fine settimana, da venerdì a domenica, all’insegna del gusto e della natura. La strada stratale SS64 è un’antica arteria commerciale, conosciuta fin dal Medioevo: unisce Pistoia a Ferrara attraversando alture e vallate degli Appennini, scorrendo tra borghi in pietra e isolati casolari.

L’itinerario che ti propongo è:

  • giorno 1: Bologna – Crespellano – Bazzano – Monteveglio – Zocca – Tolè
  • giorno 2: Riola di Vergato – Castiglione dei Pepoli – Grizzana Morandi – Montovolo – Camugnano – Porretta Terme
  • giorno 3: Porretta Terme e infine Bologna

Per questo itinerario mi sono portata una piccola valigia con un paio di maglioni, una sciarpa e un cappello, un paio di scarpe comode e un paio da trekking. Ho lasciato a casa l’orologio e il pc. Pronti? Via!

Giorno 1. Venerdì: partenza da Bologna

Sono partita da sotto alle due torri per proseguire su Via Ugo Bassi, Via delle Lame e poi Viale Sandro Pertini, via Claudia – oggi Via Nuova Bazzanese – direzione Crespellano (BO). Per poi fermarmi, dopo gustose tappe, a Tolè (circa 45km da Bologna).

Prima tappa: Crespellano, Palazzo Garagnani

Da Bologna con andamento lento ho impiegato circa 40 minuti di auto per raggiungere Palazzo Garagnani, ritenuto da alcuni luogo di delizie della ricca famiglia Bentivoglio, che si arrogava la discendenza addirittura da re Enzo di Sardegna, figlio dell’Imperatore e Re di Sicilia Federico II. Le malelingue dicevano che il capostipite fosse figlio naturale di Enzo (prigioniero a Bologna nel famoso e omonimo palazzo) e di una contadina, a cui il era solito ripetere Amor mio, ben ti voglio.

Nota negli annali per essere stata in contrasto con il potere papale, fu infatti esiliata da papa Giulio II. Nel 1512 il Palazzo di Crespellano divenne proprietà della famiglia senatoria dei Grassi, nemici degli stessi Bentivoglio, per poi essere acquistato nel 1813 dai Garagnani. Oggi sono ancora proprietari di una parte del Palazzo: la restante parte è stata comprata dall’Amministrazione Comunale ed è diventata un centro culturale.

Veduta di Palazzo Garagnani

Nel corso dei secoli ha subito vari interventi di trasformazione, nonché pesanti danni a causa dei bombardamenti dell’ultima guerra mondiale. Ma vale una visita soprattutto per le stanze affrescate con scene “alla boschereccia”, vedute paesaggistiche e altri motivi, per lo più a carattere allegorico-mitologico, dipinti nel corso dell’ottocento.

Palazzo Garagnani: Via Marconi, 47 – Crespellano (BO)

Seconda Tappa: Bazzano, Rocca dei Bentivoglio

Ho ripreso poi la via consolare per Bazzano e in meno di un quarto d’ora il mio sguardo si è posato sulla Rocca dei Bentivoglio, che domina il paese dall’alto di una collina adiacente al centro storico: per arrivarci ho percorso una suggestiva scalinata.

Ho approfittato di una bravissima guida per farmi raccontare la sua storia. Le prime mura furono erette nel 1218. Nel 1317 venne ricostruito anche il cassero posto sulla porta d’ingresso delle mura (l’attuale torre dell’orologio). Dopo il 1371 i Marchesi d’Este ampliarono le mura della Rocca. Alla metà del ‘400, a causa delle nuove tecniche di assedio e soprattutto dell’utilizzo delle armi da fuoco, la Rocca andò incontro ad un rapido decadimento. Nel 1473, per decisione dei Sedici Riformatori dello stato bolognese, l’edificio venne donato a Giovanni II Bentivoglio, signore della città fino al 1506. A quest’epoca risale l’aspetto attuale della Rocca, che venne trasformata in elegante residenza signorile campestre.

Veduta della Rocca dei Bentivoglio

La Rocca divenne successivamente sede del Capitanato della Montagna (notevoli i documenti dell’Archivio dei Capitani e dei Vicari, conservati in Comune) e, nei secoli seguenti, ospitò le più svariate funzioni: da carcere (dove fu rinchiuso nel giugno del 1799 il poeta Ugo Foscolo) a caserma, da scuola ad abitazione privata.

Oggi la Rocca è utilizzata per svariati eventi pubblici e privati e ospita la Mediateca Intercomunale, il Museo Civico “A. Crespellani”, la Scuola Intercomunale di Musica e la Fondazione Rocca dei Bentivoglio.

Rocca dei Bentivoglio: via Contessa Matilde 10 – Valsamoggia (BO)

Terza tappa: Monteveglio, Azienda Agricola Aldrovandi

Ad appena 10 minuti, a Monteveglio, ho visitato la Cantina dell’Azienda Agricola Aldrovandi (nella guida Slow Wine) per degustare il famoso Merlot Alto Vanto. Nata nel 2001 per volontà di Federico Aldrovandi, in una cantina di appena 55mq che custodisce l’Alto Vanto, una tipicità del nostro territorio. Un vino rosso da uve Merlot in purezza, fermentato in accaio inox e affinato in barriques per 18 mesi, imbottigliato senza filtrazione e affinato ancora in bottiglia per 6 mesi.

Azienda Agricola Aldrovandi: Via Marzatore, 36 – Monteveglio (BO)

Il Convento di Santa Maria Assunta a Monteveglio (BO)

Dopo una piacevole degustazione sono andata al Convento di Santa Maria Assunta, che si trova sul cocuzzolo della collina, mentre il borgo antico si acciambella intorno all’antica Abbazia, principale attrazione. Sono entrata attraverso una porta merlata, unico residuo delle fortificazioni del castello, dagli spalti del quale mi sono goduta uno splendido panorama!

Abbazia Santa Maria Assunta di Monteveglio (BO)

Di epoca preromanica e romanica, con una bella facciata caratterizzata da una luminosa bifora, ricostruita all’inizio del XIII secolo, e da allora mai modificata, l’interno dell’Abbazia è su tre livelli: l’altare si trova in una zona sopraelevata, caratterizzato da un crocifisso di grande precisione anatomica. La parte più suggestiva è la cripta, ubicata al di sotto del livello del terreno. Le monofore delle absidiole sono in alabastro e non sono mai state sostituite fin dall’epoca di costruzione della chiesa, fatto questo assolutamente eccezionale. Il campanile ha la particolarità di non poggiare su alcuna fondamenta, essendo stato edificato direttamente su una delle absidi.

Pranzo alla Trattoria del Borgo (Monteveglio BO)

Ingresso Trattoria del Borgo

Dopo tanta bellezza, confesso: mi era venuta fame. E fortunatamente ero nel posto giusto: perchè la Trattoria del Borgo che mi ha ospitato è un ristorante “chiocciolato” (nella guida Osterie d’Italia), che si trova proprio all’interno del parco dell’Abbazia. Come piace a me: a conduzione famigliare, ambiente caldo e informale, propone piatti legati alla tradizione bolognese e modenese: culatello invecchiato 30 mesi, tortelloni alla ricotta, morbido e croccante di maialino da latte cotto lentamente con patate arrosto, immancabili tigelle -anche come piatto unico – accompagnate da formaggi e salumi.

Trattoria del Borgo: Via San Rocco 12 – Monteveglio (BO)

Degustazione all’Azienda Agricola Gradizzolo

Prima di ripartire, mi sono concessa un’ultima degustazione presso l’Azienda Agricola Gradizzolo. I suoi vigneti sono sulle prime pendici dell’Appennino Bolognese, dove il terreno sedimentario è argillo-sabbioso perchè originariamente costituiva il fondo del mare… come testimoniano le conchiglie fossili presenti in abbondanza. Sono splendidamente curati dalle mani sapienti del titolare, lungo tutte le fasi di lavorazione: dalla potatura alla raccolta.

L’azienda produce vini bianchi e vini rossi tipici del territorio. Tra i vitigni a bacca bianca prevale la produzione del Pignoletto, mentre tra i vitigni a bacca rossa si coltivano il Barbera, il Negrettino e il Merlot. Una nota degna di merito: i contenitori sono anfore di terracotta, ideali per la fermentazione e conservazione dei mosti e dei vini. In cantina ho visto e accarezzato botti in legno per l’affinamento dei vini rossi. Da poco l’azienda ha aperto un agriturismo e un negozio.

Azienda Agricola Gradizzolo: Via Invernata, 2 40050 Monteveglio (BO)

Quarta tappa: Zocca, Caseificio Rosola

Vacca bianca modenese

Dopo una pausa, ho ripreso il viaggio scavallando nella provincia di Modena, alla volta di Zocca (sì, proprio la città di Vasco Rossi!), con le papille in fibrillazione per visitare il Caseificio Rosola. In meno di un’ora avevo sotto ai denti il famoso parmigiano reggiano di montagna, prodotto con il latte della vacca bianca modenese, presidio Slow Food.
ll Caseificio è situato a Rosola ed è gestito da una cooperativa di sette soci, figli e nipoti dei primi fondatori (1966), che caparbiamente continuano l’attività di allevamento di bovini e la coltivazione di prati-pascolo, con l’avvicendamento dei cereali ogni cinque anni. E sono proprio questi foraggi a liberare decine e decine di essenze vegetali che conferiscono al latte e ai suoi derivati una varietà di aromi e sapori unica.

Mi hanno raccontato che ogni giorno realizzano ben 2 forme di parmigiano di bianca modenese, che deve essere stagionato non meno di 24 mesi. Il tempo necessario per donargli quel caratteristico colore giallo paglierino scarico, quella grande varietà di aromi, la consistenza granulosa e il gusto deciso.

Caseificio Rosola: Via Rosola, 1083, Rosola, Verucchia (MO)

Quinta e ultima tappa del giorno 1: Tolè e l’Albergo Ristorante Stella

Con le prime luci della sera e in meno di 20 minuti sono arrivata a Tolè, nuovamente nella provincia bolognese, dove mi sono fatta coccolare da Anna Maria Bruni, proprietaria dell’Albergo Stella. La famiglia Bruni dal 1936 accoglie i propri ospiti in un ambiente familiare, autentico, attento alle esigenze di ciascuno. Come potevo concludere questo primo giorno di poesia se non con una cena nel ristorante dell’albergo? Pasta fresca tirata al mattarello, funghi e tartufi di stagione, crostata. E sogni d’oro!

Itinerario vissuto e raccontato da Antonella Silvia Bonora, Comitato Slow Food Bologna.

L’itinerario slow continua con il giorno 2 e il giorno 3.

Foto di Paolo d’Andrea.

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La Condotta di Bologna è attiva dal 2005 ed è la custode del movimento Slow Food all’ombra delle due torri.


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