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COP26 e le proposte di Slow Food – Slow Food Bologna

Dal 31 ottobre al 26 novembre 2021, la città di Glasgow (Scozia) ospita oltre 39.000 delegati provenienti da tutto il mondo per ragionare di cambiamenti climatici e come arginarli. Anche Slow Food è presente come Terzo Settore con alcune proposte per l’agricoltura e la produzione di cibo, responsabile di circa un terzo delle emissioni di CO2. La Conferenza delle Parti (COP26) si riunisce ogni anno nel tentativo di negoziare azioni e strumenti, anche finanziari, per abbassare la temperatura media nel mondo fissandola a 1,5°.

Nel 2021 è stata stimata intorno ai 1,9° – secondo il rapporto State of Global Climate 2021 della Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO) – sopra la media registrata tra il 1850 e il 1900 (livelli pre-industriali).

Come Slow Food Bologna e in qualità di Ambasciatori per il Patto sul Clima dell’Unione Europea stiamo seguendo con vivo interesse i negoziati e i loro risultati. Siamo sempre più convinti che la città di Bologna abbia bisogno e con urgenza di una food policy come quella che abbiamo proposto (Nutrire Bologna 2030) per intraprendere il cammino della transizione.

Eventi estremi con effetti devastanti

I cambiamenti causati dal clima sono evidenti e sotto gli occhi di tutti, anche di chi non vuole accettarli. Per la prima volta ha piovuto – e non nevicato – sulla calotta glaciale della Groenlandia. I ghiacciai canadesi hanno subito una rapida fusione. Ancora e sempre in Canada e nelle parti confinanti con gli Stati Uniti un’ondata di caldo ha spinto le temperature fino ai 50° in un villaggio della Columbia Britannica. La Death Valley, in California, ha raggiunto i 54,4° mentre molte parti del Mediterraneo hanno letteralmente preso fuoco attanagliate da temperature record.

Il volume della pioggia che si è abbattuta in poche ore in Cina e a macchia di leopardo in Europa ha provocato gravi inondazioni, condannando decine di vittime e ingenti perdite economiche. Un secondo anno consecutivo di siccità nel Sud America sub-tropicale ha ridotto il flusso di potenti bacini fluviali e ha colpito l’agricoltura, i trasporti e la produzione di energia.

Gli eventi estremi non sono più così “eventi” ma stanno diventando la nuova normalità. Al tasso attuale di aumento delle concentrazioni di gas serra, vedremo un aumento della temperatura entro la fine di questo secolo di gran lunga superiore agli obiettivi che si erano fissati con gli Accordi di Parigi, cioè 1,5°-2° sopra i livelli pre-industriali.

Quali sono le proposte di Slow Food?

(Dal sito nazionale) Come possiamo quindi attuare il cambiamento radicale necessario per il futuro del nostro pianeta? Noi di Slow Food chiediamo ai decisori politiche vincolanti decisamente più ambiziose delle attuali:

  • La dismissione graduale ma totale di sistemi agricoli industrializzati che distruggono biodiversità e fertilità del suolo. Tutti i sussidi attualmente distribuiti dai Governi per sostenere l’agricoltura devono essere subordinati alla transizione agroecologica.
  • Incentivi globali per tagliare drasticamente la produzione e il consumo di carne. Lo sforzo per portare la produzione di carne ai livelli del 1961 o precedenti sarà efficace solo se ci sarà un contemporaneo calo della domanda di carne a livello globale. A tal fine, la normalizzazione delle diete a basso o zero contenuto di carne deve essere promossa in ogni scuola, in ogni istituzione e da ogni Governo. La poca, pochissima carne che possiamo permetterci di mangiare deve provenire da sistemi di allevamento estesi e rispettosi di animali, clima e ambiente.
  • Il sostegno ai produttori di piccola scala e alle filiere corte, con chiare indicazioni su come questo sarà fornito.
  • Il coordinamento internazionale e sviluppo di programmi rigorosi per monitorare ed eliminare la perdita e lo spreco di cibo lungo tutta la filiera.
  • La riduzione dell’impatto energetico della produzione alimentare.
  • Impegni vincolanti di riduzione delle emissioni per le nazioni più ricche che non si affidano alla compensazione delle emissioni di carbonio.
  • In linea con l’Obiettivo 1.4 di sviluppo sostenibile dell’agenda 2030 dell’Onu: assicurare che tutti le donne e gli uomini, in particolare i poveri e i vulnerabili, abbiano uguali accesso alle risorse economiche, così come la proprietà e il controllo della terra. Questo significa uno sforzo globale per porre fine al land grabbing.

Loro sono giganti, noi siamo moltitudine

Anche se questi possono sembrare obiettivi irraggiungibili, solo una ambizione mai vista prima e solo un impegno su scala planetaria ci consentiranno di salvare il pianeta e avere qualche speranza di mantenere il riscaldamento globale al di sotto dei 2°.

Se il Covid-19 ci ha insegnato qualcosa, è che l’umanità è capace di un’azione immediata, decisiva e collettiva in caso di emergenza. Insieme, dobbiamo far capire ai leader politici e alle grandi aziende che la crisi climatica è una emergenza ancora più grande. Ed è ora.

La nostra unica speranza è unire le nostre voci e chiedere insieme questo cambiamento radicale.

Ricordiamo: loro sono giganti, ma noi siamo moltitudine.

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La Condotta di Bologna è attiva dal 2005 ed è la custode del movimento Slow Food all’ombra delle due torri.


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