In Ucraina ci sono 12 comunità Slow Food, 19 cuochi dell’Alleanza, 21 prodotti nell’Arca del Gusto e altri 50 già selezionati e pronti per essere catalogati. Molti membri della rete sono contadini e allevatori che stanno facendo il possibile per non lasciare le loro terre e gli animali. Sono rimasti per proteggere, nutrire e aiutare. Slow Food ha risposto attivando una raccolta fondi per sostenere economicamente le loro necessità. Aiutiamoli affinché il cibo possa essere un ponte verso la pace.
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Le risorse raccolte saranno interamente destinate alle Comunità dei produttori, secondo le indicazioni che ci verranno fornite dalla rete di coordinamento di Slow Food in Ucraina. Vi ringraziamo di cuore!
Noi siamo per la pace.
Ecco, ci risiamo. Dopo il riscaldamento globale, gli incendi, gli eventi meteorologici estremi, la siccità, le pesti suine e bovine, la morìa delle api, la pandemia virale, ora anche la guerra. Mancano solo l’invasione di cavallette e la morte dei primogeniti (ma sappiamo che la guerra non risparmia certo le vite di tanti giovani soldati e civili) e tutte le piaghe d’Egitto saranno compiute. Che sia veramente la punizione (lo cominciamo a pensare in cuor nostro) per le nostre colpe passate e presenti?
Proprio il governo russo è stato fra quelli più restii ad adeguarsi alle forti richieste di riduzione dell’uso dei combustibili fossili per contrastare la crisi climatica per una saggia transizione ecologica. Oggi si avventura in una invasione di uno stato limitrofo, “amico” dell’Europa, fregandosene dei sovrastanti problemi del pianeta. Anzi: riattivando antichi pericoli legati all’energia atomica (testate strategiche e centrali termonucleari).
Fermiamoci a riflettere
La quantità di notizie che ci viene rovesciata addosso quotidianamente ci indigna e ci preoccupa, ma non chiarisce le idee. Tra un’intervista di esperti e politici e l’altra emergono tratti illogici che fatichiamo a comprendere e ad accettare. Fermiamoci un attimo a riflettere.
Ci dicono che Vladimir Putin abbia invaso l’Ucraina perché si sente vittima di una sorta di emarginazione/accerchiamento geopolitico e militare da parte della NATO, ma in pratica con il suo atto di guerra si è isolato ulteriormente ed ha, di fatto, segnato un ulteriore distacco della Russia rispetto al resto del mondo.
Tutti i Paesi occidentali si dichiarano apertamente contro la guerra, ma al contempo inviano grandi quantità d’armi alimentando ulteriormente il conflitto. Ma l’invio delle armi non garantisce la fine della guerra: solo il sacrosanto diritto dello stato ucraino a difendersi e a continuare lo stato di belligeranza. Con conseguenze imprevedibili: una eventuale escalation militare potrebbe coinvolgere anche l’Italia nella belligeranza.
I fatti nella loro complessità non quadrano.
Possibile che non ci sia un’altra via d’uscita?
La realtà è che la violenza, formalmente condannata da tutti (o quasi), non è estranea alla nostra essenza: è un’ancestrale modalità d’azione radicata nel nostro subconscio. Eppure il pacifismo, visto nel suo insieme, rappresenta la prima grande entità transnazionale del pianeta. Se chiedete singolarmente ai 7 miliardi di individui che popolano la Terra: preferite la guerra o la pace? Tutti (o quasi) si esprimeranno per la pace. Ma (crediamo noi) per farsi gli affari propri, senza riserve e senza paura di pestare la testai piedi agli altri.
La dinamica psichica prevalente è quella per cui la violenza viene proibita all’interno dei gruppi, nei clan, nelle nazioni, nei gruppi di individui riconosciuti come simili; al contrario l’omicidio e l’aggressione sono ammessi verso gruppi differenti, per legittima difesa. Ciò è inaccettabile. O la non-violenza è estesa a tutti, oppure il suo concetto stesso smette di esistere. È proprio il concetto di potenzialità costante di una guerra che deve essere smentito da azioni e comportamenti espressamente nonviolenti: è necessario rendere “attraente” e più convincente la pace, sia tra gli uomini, ma anche fra essi e la natura. Non è sufficiente accontentarsi dell’assenza di guerre. Il dovere dei veri pacifisti è quello di essere esempio da proporre come modello, fondando le azioni sulla solidarietà e la comunità dei popoli.
Un abbraccio alle comunità Slow Food in Russia e Ucraina
Le idee forti lanciate nel mondo da Slow Food, pacifista per eccellenza, indicano i percorsi dell’unità dei popoli legati tramite una fitta rete di relazioni e condivisione, ma anche rispetto e legame indissolubile con la Natura: azioni benefiche, non violente, ma anche razionali e diffuse, dure e determinate, soprattutto efficaci e convincenti. Slow Food International ha numerosi convivi e comunità del cibo sia in Russia che in Ucraina, aderenti alla Rete mondiale di Terra Madre. La stessa che accoglie altre realtà internazionali, umanitarie e religiose, capaci di unire i popoli sotto le parole dell’equità e della solidarietà, che producono materialmente unione e pacificazione.
Il pragmatismo e il pacifismo
Quindi esistono già ampie reti per il dialogo e la diplomazia. Vanno bene anche le marce, gli appelli e le manifestazioni avverse alla guerra, ed è per questo che ieri, oggi e domani manifesteremo sempre nelle piazze ed in ogni luogo, ma il pacifismo non può limitarsi a questo.
Molti obietteranno che sono solo belle parole e che i pacifisti sono solo ingenui, estranei alle contingenze reali. Comprendiamo… ma il pacifismo partendo da basi etiche (la guerra è moralmente sbagliata) deve muoversi soprattutto su strade pragmatiche, indicando convintamente che la guerra non è mai efficace.
Il cambiamento deve essere sempre presente nelle nostre vite, per fungere da modello. Fuori dalle emergenze deve essere un lavoro costante per abbattere le barriere (individuali, famigliari, politiche, sociali), rinunciare al concetto fuorviante del “noi e loro” ed essere supportato da azioni concrete, finalmente svicolandosi dalla logica dei gruppi e dei nazionalismi, per arrivare ad una vera condivisione sociale dell’umanità.