fbpx Itinerario Lanzarote in 5 giorni – Slow Food Bologna

Itinerario Lanzarote in 5 giorni – Slow Food Bologna

di Marina Kovari, 2022 (Comitato di Condotta Slow Food Bologna). Fuga di metà giugno? L’isola di Lanzarote potrebbe essere l’itinerario ideale, slow: non è ancora partita la stagione turistica, si possono godere le bellezze e le prelibatezze canarie più autentiche.

Giorno 1. Arrivo e sistemazione a Costa Teguise

Partenza da Bologna con volo RyanAir (la mia compagnia aerea nemic-amica): con il vento contrario ci vogliono circa 4 ore. Una volta atterrata ho spostato l’orario sul fuso Western European Summer Time (WEST), UTC +1 (1 ora indietro). All’aeroporto ho affittato un’auto (io uso questo sito per trovare le offerte migliori) e sono andata a Costa Teguise, dove mi aspetta una stanzetta d’albergo affacciata sull’oceano. Costa Teguise è la classica depandance marittima dell’antica capitale Teguise, piantata nell’entroterra. Ci sono solo alberghi e complessi vacanzieri, anche piuttosto aggressivi ma è comodissima per visitare tutta l’isola.

L’antica capitale: Teguise

Dopo aver posato le valigie e respirato la salsedine, mi sono subito precipitata a Teguise (20 minuti) per ammirare le botteghe artigiane e le chiesette, all’ombra del Castello di Santa Barbara e dei suoi segreti pirateschi. Nella bassa stagione i negozi chiudono presto ma i baretti, in compenso, chiudono intorno alle 23.00. Il consiglio è di verificare sempre se i luoghi da raggiungere sono aperti.

La cittadina si anima di sabato, con un mercatino splendido e colorato, che accompagna i visitatori nelle antiche viuzze ed edifici storici della città. A un certo punto, in una piazza un po’ defilata, dopo aver ammirato il Belen (presepio locale), ho preso un paio di birre (Birrificio NAO) e ho iniziato a sentirmi in vacanza. Ho cenato nel teleclub di Nazaret: un oste anzianissimo e molto accogliente mi ha fatto assaggiare alcuni piatti tipici, tra cui le papas arrugadas e il pescado del dia a la plancha.

NB: I teleclub sono centri sociali dove si gioca a carte, si guardano le partite in TV, si sta insieme e si beve/mangia a prezzi contenuti. (Nostalgia canaglia! C’è stato un tempo nella mia vita che anche io ho gestito un grande centro sociale ed è stato meraviglioso!).

Giorno 2. Rotta verso il Nord.

Di buon mattino ho puntato il muso dell’auto a Nord, dove ho visitato le meraviglie di Cesar Manrique, l’artista locale che con il suo amore per la vita, la natura e la luce ha creato una forma vera e propria di turismo rigenerativo, armonico e soprattutto a zero impatto. Ho fatto l’abbonamento per tutti i siti gestiti dalla sua Fondazione: Jardin de cactus; Jameo de Agua, Cueva de los Verdes, Casa-museo ad Haria; Mirador del Rio.

Ho attraversato i paesini che si affacciano sulla statale LZ 1 guardando l’Atlantico africano: Guatiza, Mala, Arrieta, Punta Muyeres fino a Orzola dove mi sono avventata delicatamente su una paiella (Ristorante El Norte) guardando La Graciosa. A chiudere il cerchio ho doppiato Ye, Haria, Los Valles. Ho camminato tantissimo perchè è possibile percorrere a piedi tutte le montagne e i coni vulcanici, in un paesaggio desertico silenzioso e indisturbato (vero cibo per la mente).

Cena a San Bartolomè, nel teleclub che troneggia sulla piazza centrale: tutto buonissimo, compreso il conto (circa 6 euro per albondigas, estufado e birra Tropical).

Giorno 3. Parque Naturales des Volcanes*

*che rientra nel biglietto della Fondazione, vedi sopra

Sono arrivata di buon mattino a Timanfaya, alle ore 9.00 (50 minuti da Costa Teguise). Con l’auto mi sono inerpicata per il primo tratto, parcheggiando davanti al Ristorante El Diablo (arredato da Cesar Manrique, famoso per la sua cucina… sulla bocca di un vulcano!). Poi sono salita sul bus dove una guida ha illustrato una storia vecchia di 25mila anni, che si dipana davanti a me con spaccature nella terra, coni e creste di lava, rocce di minerali luminescenti, paesaggi in divenire. Tra terremoti e cataclismi, invasioni di pirati e colonialismo, è un miracolo che Lanzarote abbia preservato la Montana de fuego nella sua interezza! E che la vita si sia aggrappata ad alcune lucertoline, scarrafoni e licheni che si intravedono tra le ombre!

Dopo i vulcani ho girovagato sulla costa tra Famara con i suoi surfisti, La Santa (orribile ecomostro) e finalmente Teneza, dove ho trovato la casa dei miei sogni (vedi foto).

Assetata come non mai, sono planata a La Geria sui socos, le basse muraglie semicircolari che proteggono i vitigni di Malvasia. Un microcosmo perfetto dove la porosità delle pietre laviche trattiene l’umidità nutrendo le radici mentre il vento trasporta la mineralità del mare; dove la mano dell’uomo collabora con la Natura senza l’ausilio di (troppe) macchine; dove il chiarore del primo sole bacia ogni singola goccia di vino: ho visitato le cantine di El Grifo, tra le più antiche dell’isola e dell’intera Spagna. E poi ho assaggiato le varie bodegas sulla strada per Uga e Yaiza; qui mi sono inebriata di tapas al Bar Stop, per poi virare verso Mozaga, Tao, Tinajo, Tajaste fino alle cavità di Las Grietas.

Sulla via del ritorno, ho passeggiato sul lungomare di Arrecife, con i suoi bastioni e i cannoni, con i sentieri sul mare e le luci in fila. Nel centro storico mi sono imbattuta nei tappeti del Corpus Christi: veri e propri quadri fatti con sabbie dipinte, incastrate abilmente sul pavimento a comporre volti santi e scene votive. Infine, ho cenato da Strava che ricorderò per l’abbondanza e la genuinità di ogni singola pietanza. Compreso un rosso vulcanico da sogno.

Giorno 4. Rotta verso sud.

La LZ 2 taglia la parte meridionale dell’isola in due e idealmente sono regioni molto diverse: una parte raccoglie gli estremi del parco dei vulcani con le saline di Janubio e paesini meravigliosi come Las Brainas con le creazioni di Dietern Noss, La Hoya, Maciot e Femes (50 minuti da Costa Teguise); l’altra stritolata da grandi alberghi e villaggi turistici che hanno letteralmente rapito la costa da Montana Roya a Puerto del Carmen, passando per Playa Blanca, Porto Calero. Si salva Playa Quemada, un borghetto di pescatori dove A casa Tino, con i piedi nell’acqua, ho gustato un’ottimo pranzo-cena a base di gamberi rossi.

Di questa porzione di isola voglio anche salvare il Parco Nazionale Los Ajaches con le spiaggie del Pozo, la Cera, de Papagayo e i Mirador sulla punta che guardano l’isla de Lobos e Fuerteventura.

Mi sono tuffata nell’oceano che era freddo al punto giusto e ho nuotato fino a perdere le tracce dell’umanità.

Giorno 5. Tias, Arrecife e rientro a Bologna.

Non posso ancora crederci: per un soffio sono riuscita a fare la visita guidata della Casa di Josè Saramago a Tias (40 minuti da Costa Teguise). L’incantevole luogo che ha ospitato lo scrittore portoghese fino all’ultimo dei suoi giorni. Ho:

  • visto lo studio dove ha raccolto le idee per Cecità e per il discorso in occasione del Nobel;
  • passato in rassegna con lo sguardo gli oltre 15mila libri della sua ricchissima e disciplinata biblioteca, dove le autrici hanno apposite librerie, lontane da quelle dei colleghi maschi;
  • immaginato le preparazioni della sua cucina, offerte agli amici (scrittori, politici, registi, attori, poeti, pittori, scultori…) in preziose porcellane.

Ho passeggiato sotto i suoi due ulivi e ho avuto un momento di commozione pensando che sono passati oltre 10 anni da quando ci ha lasciato… e il mondo continua a volteggiare.

Come accade spesso, la fame mi ha sottratto a pensieri ben più profondi e sono felicemente finita a Macher, nel teleclub – forse meno affascinamente degli altri ma sorprendevolmente gustoso – accanto alla pompa di benzina: una tortilla alta 5 dita, assaggi di formaggi locali, pane all’aglio e pesce appena scottato. Cibi profumati, saporiti e ben conciati.

Con questi sapori ancora nella bocca, mi sono addentrata per un po’ di shopping ad Arrecife, sul corso principale (prodotti naturali a base di aloe e qualche calamita d’ordinanza); poi tristemente mi sono diretta all’Aeroporto Cesar Manrique per rientrare a Bologna.

NOTE

Lettura del viaggio: Il fiore della notte di Herbert Lieberman, 2019 (in stridente contrasto con la bellezza senza fraintendimenti di Lanzarote)

Playlist su Spotify: The haunted man di Bat For Lashes (2012, tuffo nel passato)

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La Condotta di Bologna è attiva dal 2005 ed è la custode del movimento Slow Food all’ombra delle due torri.


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