2022. Fra i rilievi del Centro Italia, i Monti Sibillini sono meno conosciuti rispetto al Gran Sasso ed ai Monti della Laga, ma vale la pena di esplorarli perché riservano grandi e piacevoli sorprese. Ecco il nostro itinerario in 2 giorni!
(di Nicolò de’ Trizio)
Giorno 1 – Da Bologna a Morrovalle
Ammetto che fino a pochi giorni or sono sapevamo a malapena dell’esistenza di Morrovalle. Solo per caso, ma anche per necessità, abbiamo goduto di un breve ma incantevole soggiorno in questa bellissima cittadina nel pieno della campagna collinare marchigiana, a breve distanza da Macerata.
Il borgo antico conserva il suo aspetto medioevale, quindi è imperdibile la passeggiata fra i vicoli, dove ogni angolo nascosto acquista poesia e luce, quella luce che gli edifici di colore mattone rosato offrono in tutti i paesi della terra marchigiana.
La Porta Alvaro, punto di entrata nel borgo che richiama lo stile risalente al XIV secolo, la Piazza centrale con la Torre Civica ed i palazzi storici cittadini testimoniano lo sviluppo culturale ed economico che ha attraversato la storia millenaria di questa cittadina. Le campagne circostanti rappresentano il modello di
vita e la traccia della civiltà contadina marchigiana.
Prima tappa: Agriturismo Ponterosa
Quando siamo giunti all’Agriturismo Ponterosa, a breve distanza dal borgo, quello che più ci ha emozionato è l’impatto visivo del meraviglioso paesaggio collinare che attraversa l’ampio territorio compreso tra il mare da un lato e Monti della Laga, Gran Sasso e Sibillini dall’altra. Vale la pena sedersi e contemplare lo scenario naturale che ci offre la natura per corroborare lo spirito e ridare ottimismo alle nostre menti maltrattate dalla cruda quotidianità.
Le Marche, si sa, sono una regione con una enogastronomia immensa e affascinante. La cucina spazia dalle paste fresche, ai dolci e alle erbe, al tartufo, rappresentano un’offerta culinaria sorprendente, da sempre magistralmente interpretata dalle donne marchigiane; il ristorante di questo agriturismo è l’esempio di questo paradigma. I due gestori sono Iolanda e Fabrizio che hanno fornito all’azienda agricola ed alla ristorazione una forte impronta di sostenibilità ambientale. Abbiamo visto i campi da
cui si ottengono i cereali, gli orti pieni di verdure, mentre carni e prodotti caseari provengono da aziende del circondario. Iolanda, lo abbiamo constatato personalmente, è un’ottima cuoca: lavora silenziosa nella sua cucina con tecnica e passione, si allea ai prodotti della terra di grande qualità, riuscendo a confezionare un’esperienza culinaria unica in cui si fondono tradizione gastronomica marchigiana
e spunti di novità.
Abbiamo assaggiato fichi e pancetta alla griglia con agresto, coratella marchigiana, Vincisgrassi alla Maceratese Specialità Tradizionale, Tortelli ripieni di ciauscolo con salsa di pomodorini gialli, Gran fritto di Agnello Coniglio verdure e olive Ascolane. Tra i dolci abbiamo scelto Semifreddo al Ghiaccio di Anice e zuppetta di cocomero, Crema bruciata al caffè e gelato caffè e banana.
In sala, Fabrizio offre non solo il servizio ai tavoli ma soprattutto competenza nel presentare ed in informare gli avventori sulle caratteristiche dei piatti e la storia delle ricette. I vini serviti sono solo quelli delle Marche, piccole e piccolissime cantine.
Solo alla nostra partenza siamo riusciti a riunire l’intero staff ed a strappare una foto sorridente davanti allo scafale dove vengono esposti con orgoglio tutte le leccornie della produzione agricola aziendale.
Seconda tappa: Lavanda dei Sibillini
Abbiamo puntato al Comune di Montegallo, partendo dalla costiera adriatica, passando da Ascoli Piceno e risalendo fino alle falde del Monte Vettore, raggiungendo il comune in circa un’ora e mezza. Il nostro obiettivo era quello di conoscere Nicoletta Scopa e Federico Rossi, due bolognesi che sono scappati dalla nostra città per rifugiarsi in modo permanente nella quiete di quelle montagne.
Purtroppo buona parte del paese è stato distrutto dal sisma del 2016 ed attualmente la piazza è costituita da una serie di baracche collocate in un’area limitrofa al borgo originario. Qui troviamo l’ufficio postale, la stazione dei carabinieri, alcuni ristoranti e caffetterie, ma soprattutto il negozio della lavanda. L’anno successivo al terremoto i due “bolognesi”, hanno avuto l’idea visionaria di piantare una coltivazione di
lavanda: la produzione, nonostante le difficoltà, si è ampliata con la costruzione di un essiccatoio e con la nascita di questo negozio color violetto, che rallegra tutto il piazzale.
Nicoletta e Federico ci hanno raccontato la loro storia, partita dall’insoddisfazione per la routine della città e la scelta di cambiare completamente stile di vita per trasferirsi in questo angolo solitario fra queste montagne. Perciò hanno denominato il loro negozio Lavanda dei Sibillini. In effetti il luogo è incantevole, specialmente durante la bella stagione, ma numerose sono state le difficoltà ed i sacrifici che hanno dovuto affrontare. Nonostante tutto sono ancora lì e continuano a lavorare sodo giorno dopo giorno perseguendo il loro futuro: hanno imparato che non sono necessarie grandi disponibilità per fare grandi cose, piuttosto servono idee e menti aperte, per poterle pensare, valutare poi realizzare.
Giusto il tempo di entrare nell’essiccatoio e ubriacarsi dell’intenso profumo delle spighe di lavanda che ricoprono gli scaffali, scattare una foto ricordo ai due bellissimi protagonisti, e siamo ripartiti verso Montemonaco.
Da Morrovalle a Montemonaco
Anche questo paese ricade in gran parte all’interno del Parco dei Monti Sibillini, accovacciato sui fianchi del Monte Vettore. Dal borgo antico, a quasi 1000 metri s.l.m., si gode un’ampia vista che si allunga fino al Monte Conero ed al mare Adriatico; numerosi sono i percorsi ed i sentieri per incantevoli passeggiate nel verde intenso di queste zone.
Consigliamo una sosta all’Osteria Cittadella dei Sibillini, a breve distanza dal paese.
Terza tappa: Osteria Cittadella dei Sibillini
Il ristorante, come tanti altri in quelle regioni colpite dai terremoti, è ancora in una struttura prefabbricata in legno, che però risulta ampia ed accogliente; un ampio giardino consente pranzi e cene all’aperto nella bella stagione, una baita con alcune camere consentono anche il pernottamento. Silvio Antognozzi, indomito gestore della struttura, continua a mantenere buon livello di ristorazione con menu a prezzo fisso (€ 25-30) ma con piatti sempre vari, improntati alla tradizione marchigiana, alla stagionalità ed alle produzioni locali.
Durante la nostra visita al locale, il percorso gastronomico è partito con una serie di antipasti a base di salumi, verdure grigliate, olive ascolane e zucchine fritte, frittata di verdure; a seguire una deliziosa crema ai 5 legumi e maccheroncini con pomodoro e pesto; in seguito spiedino di carni miste, costine grigliate con le prugne, carni bollite con salsa verde, patate al forno e giardiniera. Sono disponibili prevalentemente vini del territorio ma si può scegliere anche un buon sfuso di rosso piceno.
Giorno 1 – Da Montemonaco a Campofilone fino a Bologna
Nel corso del viaggio di ritorno abbiamo fatto un’ultima tappa a Campofilone, piccolo e delizioso paese a pochi chilometri dalla costa, estremo meridionale della provincia di Fermo. Il luogo è famoso, in realtà, perché è la sede di produzione di un particolare e pregiata tipologia di pasta.
Quarta tappa: Pastificio La Campofilone
Abbiamo visitato il pastificio più conosciuto, La Campofilone, dove è presente un punto vendita in cui è possibile ricevere tutte le informazione su questo straordinario prodotto alimentare. L’azienda produce
direttamente il grano e possiede un allevamento di galline in un pollaio non intensivo; tali prodotti insieme al microclima favorevole ed alle lavorazioni lente ed a basse temperature, consentono di ottenere una pasta di elevata qualità, particolarmente digeribile e nutriente.
Nulla da dire in più: l’acquisto di una bella scorta di scatole di pasta ci ha consolato, in parte, per l’inevitabile rientro in autostrada per riprendere la strada verso casa.