Quale sarà il cibo del futuro? – Slow Food Bologna

5 dicembre 2022, di Nicolò de Trizio (membro del Comitato di Condotta). Negli ultimi giorni si parla e si scrive tanto sulla carne sintetica: in Italia le reazioni sono state numerose, per lo più negative specialmente da parte di Slow Food Nazionale, di Coldiretti, del Ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare. Il polverone è stato sollevato dalla notizia che la Food and Drug Administration (FDA, autorità sanitaria del Governo americano che regola la somministrazione di farmaci e cibo) ha concesso i permessi alla società Upside Food (con sede in California) a produrre la carne in laboratorio. La FDA ha stabilito che si tratta di un cibo sicuro per il consumo da parte degli esseri umani e questo aprirà la strada al suo arrivo anche in Europa.

Parliamo di carne artificiale

Infatti, e questa è la seconda importante notizia, la Presidente della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen ha annunciato la presentazione della strategia per la salute globale nel suo discorso di apertura al Grand Challenges Annual Meeting organizzato da “Bill & Melinda Gates Foundation”, cioè da uno dei principali finanziatori mondiali della ricerca nel campo della carne artificiale.
La correlazione fra i due fatti non può essere casuale visto che l’Unione Europea ha recentemente tentato di cancellare i fondi per la promozione di carne, salumi, formaggi e vino, e disingentivarne il consumo considerandoli dannosi per la salute.
Lo denuncia il presidente della Coldiretti Ettore Prandini in una lettera inviata al Commissario Europeo per gli affari economici Paolo Gentiloni, in riferimento al nuovo “Piano d’azione per migliorare la salute dei cittadini europei”. Nel frattempo si insinuano annunci di ricerche sulle produzioni di latte ed altri cibi in laboratorio, mentre sono già in commercio alimenti a base insetti allevati.

Dobbiamo fare chiarezza

Ammettiamolo: è ancora difficile fare chiarezza in questo flusso tumultuoso di notizie, ma mettendo insieme vari elementi sorge il sospetto che si stia tentando di realizzare una gigantesca operazione di trasformazione delle produzioni alimentari, innalzando la bandiera della difesa dell’ambiente e della salute globale, ma che rischia di stravolgere la storia, le tradizioni, le culture alimentari dei popoli.

Tra timori più o meno legittimi e l’entusiasmo di chi saluta l’avanzamento tecnologico come un nuovo strumento per fermare il cambiamento climatico e rendere più sostenibile le filiere alimentari, è bene cercare di fare il punto sulla situazione analizzando le notizie e le conoscenze a nostra disposizione.

Quali sono gli argomenti a favore della carne artificiale?

I sostenitori della bistecca artificiale propongono a loro favore almeno 4 motivazioni.

  • Motivazione demografica. Ci sono 8 miliardi di persone sulla Terra, il doppio rispetto al 1974 e si prevede che nel 2037 verranno superati i 9 miliardi. Mentre nel mondo occidentale la natalità decresce, l’aumento della popolazione mondiale è dovuta soprattutto all’aumento delle persone che vivono in Asia e Africa, in particolare Congo, Egitto, Etiopia, India, Nigeria, Pakistan, Filippine e Tanzania. Questi popoli in forte crescita demografica hanno, dunque, impellente necessità di accrescere l’acquisizione di cibo.
  • Sostenibilità ambientale. Il nuovo cibo prodotto grazie alla nuova tecnologia è salutato con favore da alcuni soggetti sensibili alla crisi climatica in corso. Infatti è ormai risaputo che la produzione di carne mediante allevamenti intensivi è responsabile per circa il 15% della emissione di gas climalteranti, utilizza elevatissime quantità d’acqua potabile, contribuisce al consumo di suolo ed alla deforestazione. Rispetto agli allevamenti classici, le ricerche in corso indicherebbero per la produzione di carne sintetica maggior sostenibilità sia in termini di consumo di acqua che di suolo e di energia.
  • Motivi sanitari. La nuova tecnologia potrebbe consentire miglior controllo del prodotto, difenderlo dalle contaminazioni batteriche, eliminare l’uso di ormoni e antibiotici, evitare il rischio di zoonosi (ad esempio l’influenza suina o l’aviaria). Inoltre alcuni scienziati evidenziano la possibilità di creare carne più sana, attraverso l’alterazione delle sostanze nutritive, ad esempio sostituendo i nocivi acidi grassi saturi con Omega 3.
  • Motivi etici. Ovviamente la nuova tecnologia trova favori fra i promotori dei diritti animali, perché elimina i maltrattamenti durante l’allevamento, la loro uccisione e la macellazione.

Quali sono gli argomenti a sfavore della carne artificiale?

Per contro diversi soggetti del mondo associativo e agricolo osteggiano l’introduzione della carne prodotta in laboratorio con diverse argomentazioni.

  • Prima di tutto sono diffusi i timori per la salute. I dubbi riguardano le possibili mutazioni delle cellule riprodotte in laboratorio, esposte a processi di crescita esponenziale particolarmente rapidi. Potrebbero quindi verificarsi, esattamente come avviene in natura, produzioni di linee cellulari “difettose”, i cui effetti sulla salute potrebbero non essere facilmente prevedibili o controllabili.
  • Sotto il profilo ambientale l’impatto della carne sintetica sarebbe non indifferente, visti gli elevati consumi energetici dei bioreattori necessari alla sua produzione. Inoltre la carne coltivata (così come quella a base di sostanze vegetali) sono iperprocessati e manipolati, contengono coloranti, aromatizzanti, addensanti, necessari per conferire loro la forma, consistenza e sapore di carne. Insomma si tratta di prodotti non certo “naturali” ma frutto di tecnologia altamente invasiva.
  • I finanziatori delle ricerche di questa novità alimentare cavalcano i temi etici del benessere animale e della sostenibilità ambientale, ma in sostanza vedono una grandiosa opportunità di lucrosi affari, trasformando la carne artificiale in una merce da diffondere sui grandi mercati internazionali, a scapito delle produzioni tradizionali.
  • La produzione in scala e la diffusione della carne prodotta in laboratorio avrà ricadute negative sulle produzioni tradizionali con impatto devastante sull’economia e sull’occupazione di tali filiere alimentari in tutto il pianeta. Allo stesso modo verranno danneggiate le filiere degli allevamenti e delle produzioni casearie, paradossalmente proprio quelle più virtuose, fondate sui reali criteri biologici, di qualità e di equilibrio con l’ambiente.

La nostra battaglia in difesa della biodiversità

Infine va considerato, e per me questo è un punto fondamentale, che la nuova tecnologia fornirà cibo omologato e standardizzato a detrimento della biodiversità che rappresenta una valore fondamentale, sia alimentare che soprattutto culturale.
Il detto popolare afferma che “del maiale non si butta via niente”: infatti ogni parte dell’animale trova la giusta collocazione sulle nostre tavole utilizzando i saperi della tradizione millenaria. E che dire della diversità delle razze e delle qualità, di ogni porzione animale anche la meno nobile e ricercata, degli innumerevoli utilizzi in cucina e nelle sconfinate varietà di salumi e formaggi, che parlano con le lingue dei territori e dei popoli. Cosa potranno raccontarci le nuova proposte tecnologiche? Il futuro, sembra già scritto: polpette, crocchette, hamburger, invaderanno i mercati alimentari, validi come mero nutrimento, ma tutti uguali con sapori e consistenze realizzati all’interno di bioreattori, magari collocati in qualche parte del mondo lontana migliaia di chilometri. E’ questo ciò che vogliamo veramente mettere sulle nostre tavole nei prossimi anni?

Qualcuno potrebbe sostenere che sono uno snob, perchè preferisco salvaguardare la buona cucina senza pensare ai milioni di persone che non hanno di che sfamarsi!

Teniamo anche presente, e questo vale soprattutto nel mondo occidentale, che altrettanti milioni sono obesi e sovralimentati, inoltre secondo le statistiche consolidate circa il 30% del cibo prodotto finisce nei rifiuti. Il grano e gli altri cereali per fare il pane vengono prodotti secondo economia di scala in alcuni paesi del mondo, sottraendo ai paesi poveri la possibilità di coltivare localmente il necessario sostentamento.

Dobbiamo salvaguardare i modelli di produzione “sobri e rigenerativi”

Secondo la mia opinione, i sistemi produttivi alimentari mondiali sarebbero in grado di sfamare tutta l’umanità, mediante rafforzamento delle reti alimentari locali, creando filiere indipendenti dalla grande distribuzione, tagliando i passaggi intermedi tra produttori e consumatori; ciò sarebbe in grado di favorire crescita economica ed equità sociale, tutelare le identità territoriali, creare relazioni virtuose tra il mondo agricolo e quello urbano. E’ ormai consolidato che il modello mediterraneo, non solo legato alla dieta ma anche alle piccole produzioni locali e sostenibili, risulta vincente. La varietà dei cibi consente di beneficiare di diete varie, equilibrate e sane; mangiando tanti alimenti in piccole quantità si possono acquisire tutti i nutrienti necessari.
In linea di principio sono propenso a considerare con favore tutte le innovazioni, con curiosità ma anche con pensiero critico. Mi chiedo se investire tanto danaro nelle nuove tecnologie per produrre grandi quantità di carne standardizzata, vada nella direzione giusta; mi chiedo, cioè, se l’obiettivo di sfamare la popolazione mondiale in crescita sia in realtà una giustificazione etica per coprire il vero scopo di questa operazione, quello di incrementare il mercato globalizzato in cui il cibo avrà solo valore economico-finanziario e geopolitico.

Tutto quel denaro sarebbe stato meglio utilizzato se destinato a favorire i modelli mediterraneo e delle tradizioni regionali, per privilegiare educazione alimentare, stili di vita più sobri e rispettosi dell’ambiente, carne gustosa e di buona qualità, in maniera misurata e in grado di rigenerare le risorse naturali.

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La Condotta di Bologna è attiva dal 2005 ed è la custode del movimento Slow Food all’ombra delle due torri.


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