8 dicembre 2024, di Nicolò de Trizio. Fra meno di 2 mesi si terrà presso la Fiera di Bologna la 3° edizione di Slow Wine Fair (25-27 febbraio 2024), un importante evento che abbraccia la filosofia del vino buono, pulito e giusto, cioè figlio di un’agricoltura sostenibile, che fa della biodiversità, della sostenibilità in vigna e in cantina, e della tutela del paesaggio le proprie parole d’ordine, ma è pure un prodotto culturale.
Bere con buon senso
Quando mi avvicinai a Slow Food, oltre 20 anni fa, fu proprio per conoscere meglio il vino ma soprattutto con l’intenzione di consumarlo in maniera più consapevole; partecipai al Master di 1° livello, poi a quello di 2° e 3° livello, seguiti da infinite degustazioni amatoriali che hanno avuto il merito di aprirmi lo sguardo su di un orizzonte, quello del gusto del vino, con una chiave di lettura che posso definire più saggia e giudiziosa. Dico questo perchè ho imparato a degustare questa bevanda non solo usando la sensorialità ma soprattutto la mente e la prudenza, che comporta prima di tutto dosare le quantità secondo la regola del buon senso.
L’O.M.S. (Organizzazione Mondiale della Sanità) afferma che l’alcol, quindi anche il vino, è una delle principali cause del peggioramento della salute, disabilità e morte prematura in Europa: il nostro Continente è al primo posto nel mondo in termini di consumo di alcol. L’alcol va considerato tossico a tutti gli effetti: è stato calcolato che l’uso della sostanza nel 2016 ha causato nel mondo circa 3 milioni di morti, ma bisogna considerare pure le malattie e la disabilità ad esso correlate.
Tuttavia si è potuto constatare una reazione di grande maturità della popolazione, soprattutto in Italia, all’esito di una fruttuosa campagna d’educazione e prevenzione. Infatti l’analisi del trend del consumo medio di bevande alcoliche mostra che nel nostro Paese, negli ultimi decenni, vi è stata una netta diminuzione del consumo procapite, maggiore rispetto a quella registrata a livello medio europeo.
Qual è il consumo appropriato?
Questi sono i riferimenti per il consumo giornaliero appropriato di bevande alcoliche (ma bisogna considerare una certa variabilità in base al sesso, età, corporatura, comorbilità, farmaci assunti):
1 UNITA’ ALCOLICA = CIRCA 12 GRAMMI DI ALCOL
Oggi i comportamenti di consumo a rischio, sono essenzialmente distinti in consumo abituale eccedentario e binge drinking (cioè consumo di più di 5/6 Unità Alcoliche in un’unica occasione), prevalentemente diffusi tra i giovani. Tali condotte causano non solo danni alla salute, ma anche problemi legati alla sicurezza, soprattutto in riferimento all’incidentalità stradale, all’esposizione a situazioni di rischio e agli infortuni sul lavoro.
Occorre inoltre considerare la ben conosciuta alcol-dipendenza, che implica un orientamento compulsivo nei confronti del consumo di alcol e che si presenta spesso in associazione ad altri disturbi psichiatrici, soprattutto depressione e ansia che, a loro volta, favoriscono il desiderio di bere (craving) e la ricaduta.
Quali sono le conseguenze di un consumo eccessivo?
Le conseguenze del consumo eccessivo ed incongruo delle bevande alcoliche determina le ben conosciute patologie a carico dell’apparato digerente (cirrosi epatica, gastrite, pancreatite). Ma è bene tener presente che lo IARC (International Agency for Research on Cancer), fin dal 1988 ha classificato l’alcol come sostanza sicuramente cancerogena per l’uomo. E’ ormai dato consolidato che l’alcol è responsabile di tumori di bocca, faringe, laringe e cavità nasali, fegato, colon, nonché tumori della mammella.
Qualcuno potrebbe obiettare (in ossequio al paradosso francese) che numerosi studi correlano un effetto favorevole del misurato consumo di bevande alcoliche con la riduzione del rischio di malattie cardiovascolari. Ciò è vero, ma è anche stato dimostrato che nel complesso l’aspettativa di vita di chi consuma oltre 350 grammi di alcol a settimana è statisticamente ridotta di 4-5 anni rispetto ai non bevitori (Lancet, Aprile 2017).
Il vino è gioia e convivialità (e consapevolezza)
Nonostante tutto ciò ritengo sia inutile, oltre che poco rispettoso della nostra storia e cultura, formulare proposte di inserire frasi macabre sulle bottiglie di vino (come per le sigarette) ovvero porre restrizioni legislative sull’uso di alcol. Come sopra citato, le campagne educative degli ultimi decenni si sono dimostrate efficaci nella riduzione considerevole del consumo di alcolici.
La nostra storia antica ci insegna che Ulisse non avrebbe potuto sconfiggere Polifemo col suo nettare alcolico, ma pure che il Dio Bacco non avrebbe potuto infondere gioia e fecondità ai nostri progenitori greci e latini.
E che dire dell’uso del vino nella liturgia cristiana? Senza contare i generosi riferimenti enologici di poeti e letterati: da Baudelaire a Moliere, da Carducci a Dante, da Victor Hugo ad Hemingway.
Il vino è gioia e convivialità, fa parte della nostra cultura e del nostro modo di essere, quindi rinunciarvi sarebbe un tradimento delle nostre radici. La strada appropriata è quella della consapevolezza e del buon senso. Da buon epicureo vi dico: godetevi 1 o 2 bicchieri di buon vino, fatelo in compagnia, meglio a stomaco pieno, magari non tutti i giorni. Ma che sia un’occasione di allegria e di sano piacere.