2 settembre 2020. Ci troviamo a un bivio. Proseguiamo sulla via della normalità oppure rallentiamo e prendiamo parte al processo rigenerativo della Terra? Dobbiamo ripensare integralmente il nostro modo di vivere, di consumare e di trasformare risorse naturali. Per noi di Slow Food Bologna questa transizione deve avvenire a partire dal cibo, bisogno primario, lente attraverso la quale guardiamo il mondo e il futuro. Per questo abbiamo proposto un percorso di innovazione sociale partecipato mirato all’adozione di una food policy per la città.
Il cibo è un atto politico: per noi deve essere buono, pulito e giusto.
Carlo Petrini, Slow Food
Il cibo deve:
- ridurre le disuguaglianze ed essere democraticamente accessibile a tutti
- prodursi in modo sostenibile e senza sprechi
- assicurare a tutti i lavoratori una equa retribuzione e il rispetto dei diritti
- veicolare socialità, convivialità e cultura
- farsi strumento della cittadinanza globale per un mondo più giusto
Cosa possiamo fare per realizzare Nutrire Bologna 2030?
Dobbiamo intraprendere la transizione verso una filiera agroalimentare corta, a impatto zero, salubre, sicura. Occorre rafforzare il processo di collaborazione tra il pubblico e il privato avviando una conversazione con i produttori, i consumatori, i commercianti, i ristoratori, gli enti pubblici e privati, le associazioni di categoria, le organizzazioni sociali e gli enti formativi e di ricerca. La food policy per Bologna vuole creare un’agorà per accogliere i contributi, le buone pratiche, le innovazioni e le soluzioni e armonizzarli in una proposta progettuale solida, condivisa, realizzabile.
5 linee di indirizzo strategico da seguire. Subito!
Dalla nostra esperienza e dalle indicazioni europee nasce Nutrire Bologna 2030, 5 linee di indirizzo strategico per mettere il cibo e il concetto di “food environment” al centro di una riflessione corale e cittadina per:
- progettare il settore agroalimentare di prossimità con una visione sistemica e di lungo periodo sul cibo dal campo al piatto che accolga tra i principi ispiratori i 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile, il Green New Deal, la strategia Farm to Fork e il P.S.R. 2021-2027, rinnovando l’impegno della città alla lotta al cambiamento climatico e al Milan Urban Food Policy Pact
- sostenere la filiera corta agroalimentare, i mercati contadini e i piccoli produttori costruendo un modello collaborativo, contribuendo al welfare di comunità, all’inclusione sociale e allo sviluppo economico del territorio;
- investire nelle infrastrutture materiali e digitali per la distribuzione dei prodotti locali, ottimizzare la logistica di base puntando su mobilità sostenibile e innovazione anche per la lotta allo spreco alimentare
- rimodulare la narrativa sulla ristorazione e sull’accoglienza per un’offerta culturale e turistica unica al mondo sostenendo la ristorazione di qualità e le botteghe artigiane
- introdurre percorsi di educazione alimentare nelle scuole di ogni ordine e grado per una dieta più sana e sostenibile e per innovare il sistema educativo e formativo
I 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile
Con la food policy vorremmo attuare e sensibilizzare su scala locale gli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile che guidano l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, il programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità.
Sottoscritta il 25 settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri delle Nazioni Unite, e approvata dall’Assemblea Generale dell’ONU, l’Agenda è costituita da questi 17 Obiettivi – Sustainable Development Goals, SDGs – inquadrati all’interno di un programma d’azione più vasto costituito da 169 target o traguardi, ad essi associati, da raggiungere in ambito ambientale, economico, sociale e istituzionale entro il 2030.
I 17 Goals fanno riferimento ad un insieme di questioni importanti per lo sviluppo e mirano a porre fine alla povertà, a lottare contro l‘ineguaglianza, ad affrontare i cambiamenti climatici, a costruire società pacifiche che rispettino i diritti umani.