5 febbraio 2022. Oggi è la nona Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare. Slogan ufficiale: One Health, one Earth. Stop food waste. Obiettivo: evitare lo spreco alimentare nel mondo.
Sono impressionanti i numeri: ogni anno, nel mondo, si gettano 1,3 miliardi di tonnellate di cibo (1/3 della produzione mondiale). Con oltre 270 milioni di tonnellate di cibo buttato, l’Italia è la peggiore in Europa nell’ultimo ventennio.
I numeri dello spreco in Italia
Vi è mai capitato di aprire il frigo per prendere l’insalata acquistata 2-3 giorni prima al supermercato e di rendervi conto che è già avvizzita se non già marcita? Oppure avrete avuto esperienza di acquistare un bel filoncino di pane friabile e croccante e di doverlo usare come mangime per i pesci solo per averlo lasciato nella sua confezione per 24 ore sul tavolo della cucina?
Per non parlare delle mele che, lasciate fuori dal frigo per soli due giorni, sono già piene di macchie e marciume: irrecuperabili e via, nella spazzatura (sacchetto dell’organico, visto che facciamo la raccolta differenziata). E che dire del latte o dello yogurt: quante volte ci è caduto l’occhio sulla data indicata sul cartoccio in tetrapack o plastica e ci siamo resi conto che il latticino era scaduto il giorno prima? E giù per il lavandino!
I numeri del Centro di Ricerca Europeo JRC
Purtroppo i nuovi dati pubblicati dal Centro Comune di Ricerca (JRC) della Commissione europea smentiscono l’idea diffusa secondo cui l’Italia sia tra i Paesi più virtuosi in Occidente in termini di spreco alimentare. Il JRC è un organismo scientifico dedicato alla ricerca con lo scopo di fornire sostegno allo sviluppo ed all’attuazione delle politiche dell’Unione Europea nei campi dell’energia, dell’ambiente, della salute, protezione e sicurezza dei cittadini, tutela dei consumatori.
Secondo le stime fornite, la maggiore quantità di rifiuti alimentari negli anni considerati, tra il 2000 ed
il 2017, è stata generata in Italia. Le nuove rilevazioni effettuate utilizzano per la prima volta un metodo che prende in considerazione tutta la filiera, dalla produzione al consumatore finale. Oltre 270 milioni di tonnellate di prodotti sono andati al macero: tra cereali, pesce, frutta, carne, verdura, uova, patate, barbabietole da zucchero, prodotti lattiero-caseari, colture oleaginose.
L’Italia è il Paese più sprecone d’Europa in termini quantitativi di cibo buttato via. Seguono Spagna e Germania (quasi a pari merito), che si attestano su un complessivo spreco a livello nazionale di circa 230
milioni di tonnellate di derrate alimentari.
Siamo consapevoli di questo spreco?
Le perdite sono distribuite sull’intero ciclo, ma due terzi (68%) dei rifiuti alimentari vengono generati dai consumatori finali. Il 25% dello spreco si divide equamente tra la fase di produzione primaria del cibo e i successivi processi di lavorazione, mentre una quota più ridotta è attribuibile alla fase di vendita e distribuzione finale (circa il 7%).
Le stime diverse rispetto a quanto conosciuto fino ad oggi nascono dall’esigenza di fare un confronto sugli sprechi in vista dell’attuazione della strategia Farm to Fork prevista dallo European Green Deal.
Nel dettaglio dei singoli alimenti, il nostro Paese ha il triste primato per lo spreco di frutta e verdura, sia complessivamente che a livello medio annuale. Viene perduto circa 1 milione di tonnellate all’anno di cereali, 800mila e 188mila tonnellate di prodotti caseari e uova rispettivamente finiscono ogni anno nella
spazzatura.
I dati del Green New Deal
Il nuovo modello di misurazione serve a centrare gli obiettivi di sostenibilità in ambito alimentare messi in campo dallo European Green Deal. Essa contiene la strategia Farm to Fork, un piano decennale per trasformare il sistema alimentare europeo, rendendolo più sostenibile, con lo scopo di progettare una politica alimentare che proponga misure e obiettivi che coinvolgono l’intera filiera alimentare, dalla produzione al consumo, passando per la distribuzione.
Tracciando la produzione di rifiuti alimentari attraverso la catena di approvvigionamento sarà possibile aumentare la nostra comprensione di questo problema, il che aiuterà a dare priorità agli sforzi nella lotta contro lo spreco alimentare.
Questo sistema quantifica i rifiuti alimentari e permette il confronto della produzione di rifiuti alimentari tra i Paesi. Una nuova modalità di misurazione che sarà utile anche all’Italia per comprendere meglio dove il cibo viene buttato inutilmente. Questi dati saranno la base per l’ulteriore lavoro della Commissione
Europea per stabilire una linea di base e proporre nel 2023 obiettivi legalmente vincolanti per ridurre gli sprechi alimentari in tutta l’UE (come previsto dalla strategia Farm to Fork).
Meno sprechi per aiutare l’ambiente
Non è solo una questione etica, ma una strategia concreta di lotta al riscaldamento globale, poiché lo spreco alimentare corrisponde ad una delle maggiori cause di emissioni di gas serra.
Afferma il direttore esecutivo dell’UNEP Inger Andersen, “Se lo spreco alimentare fosse un Paese, sarebbe il terzo più grande emettitore di gas serra”.
Resta comunque vero che molto dipende anche dalle nostre abitudini di consumatori, ma anche da un sistema di filiere alimentari i cui lunghi e numerosi passaggi non favoriscono certo la qualità dei cibi che mettiamo sulle nostre tavole.