25 giugno, 2022. Vista la drammatica emergenza idrica, una recente ordinanza del sindaco di Bologna Matteo Lepore vieta il lavaggio delle auto durante il giorno, dalle ore 8.00 alle 21.00. L’Assessore Comunale all’Agricoltura ed alle Reti idriche Daniele Ara promuove una campagna di informazione per sensibilizzare i cittadini a ridurre i consumi di acqua.
Insomma: l’Amministratore Comunale comincia a ventilare l’ipotesi che occorra ripensare ai modelli produttivi ed ai nostri stili di vita e soprattutto di consumo… Meglio tardi che mai!
Siamo agli sgoccioli: ripensiamo l’uso delle risorse idriche
Secondo la CIA (Confederazione Italiana Agricoltori) nella Pianura Padana la siccità rischia di causare danni alla produzione ortofrutticola, ma anche al foraggio per gli allevamenti, nella misura del 30-40% in meno. L’industria alimentare reclama supporto, fondi e misure legate alle calamità naturali.
Un momento: non confondiamo le vittime con i carnefici! Lo stiamo dicendo da anni e lo ripetiamo ancora: sono proprio le coltivazioni e gli allevamenti intensivi, nonché il dispendioso sistema di trasporto su gomma, che rappresentano la causa principale del depauperamento delle risorse idriche e dell’emissione di gas-serra. Ora che sono sotto gli occhi di tutti le conseguenze… sono proprio i responsabili di questa situazione a piangere!?
Abbiamo già superato il punto di non ritorno: guarda il video di Carlo Petrini qui.
Giustizia ambientale: quando l’acqua era un bene comune
Sono dati scientificamente solidi: per ottenere 1 chilo di carne bovina sono necessari oltre 15.000 litri di acqua, per 1 chilo di carne di maiale circa 4.000 litri, per 1 chilo di pasta circa 1.900 litri. Ricordiamoci che, anche se il 70% del Pianeta è ricoperto dal mare, solo il 2,5% è acqua dolce; quest’ultima è per gran parte intrappolata nelle falde sotterranee in profondità oppure congelata nelle croste polari. Solo lo 0,3% di tutta l’acqua presente sulla Terra è accessibile per i nostri consumi.
Ma le risorse idriche non sono distribuite in modo omogeneo: 3 miliardi di persone non hanno accesso all’acqua potabile o vivono in condizione di forte stress idrico. Quello che sta accadendo è che il nord “ricco” del mondo rischia di entrare del club degli assetati.
E sembra trascorso un secolo (e non un ventennio) da quando il Movimento Acqua Bene Comune aveva portato nell’agenda politica italiana il tema, poi proposta di legge d’iniziativa popolare, Principi per la tutela, il governo e la gestione pubblica delle acque e disposizioni per la ripubblicizzazione del Servizio Idrico.
Oggi dobbiamo nuovamente correre ai ripari intervenendo con azioni immediate e concrete. Nel comparto agricolo, che è il maggior responsabile del consumo delle risorse idriche, è necessario potenziare il riutilizzo dell’acqua piovana e sostituire i sistemi di irrigazione. Soprattutto dobbiamo cambiare i modelli di produzione industriale-agricola orientandoli verso coltivazioni fondate sulla biodiversità, sul biologico, sulla filiera corta.
E’ diventato prioritario ristrutturare la rete idrica nazionale che registra ovunque falle, nelle quali si perde il 40% dell’acqua. Usiamo subito i fondi del Piano Nazionale Ripresa e Resilienza (PNRR) e i fondi europei (come React-EU).
Ripensare gli stili di produzione e consumo: anche a questo serve una food policy
In ambito alimentare le azioni individuali possono fare la differenza. Prima di tutto le nostre scelte alimentari devono orientarsi verso prodotti locali e stagionali, che hanno una minor impronta idrica. Dobbiamo ridurre il consumo di carne, per ridurre la quantità d’acqua impiegata negli allevamenti intensivi. Non ultimo è indispensabile eliminare gli sprechi di cibo, che ammontano a circa il 30% della produzione globale (nei Paesi Occidentali) e che potrebbero far risparmiare tantissima acqua.
Infine riteniamo fondamentale che i governanti prendano in considerazione l’elaborazione di una food policy per affrontare l’uso delle risorse idriche e delle produzioni alimentari, nella consapevolezza che gli obiettivi sostenibili sono sistemicamente legati all’acqua e ai cambiamenti climatici. Come Slow Food Bologna ci siamo impegnati in un percorso di democrazia partecipativa che potrebbe portare all’adozione di una politica condivisa sul cibo. Nel 2020 abbiamo iniziato a ragionare con il Comune sulla base di 5 linee strategiche – Nutrire Bologna 2030 – che avvierebbero il motore dell’innovazione sociale intorno alla produzione e al consumo di cibo.
Ripensare alla gestione dell’acqua, per non sprecarla, per ottimizzarla e distribuirla a tutti, può contribuire ad: aumentare la resistenza alle variabili climatiche, migliorare la salute degli ecosistemi, ridurre il rischio di catastrofi naturali. Potrebbe arginare quel costante e affollato flusso migratorio mondiale, dovuto alla scarsità di risorse economiche e naturali, al clima che cambia, agli eventi estremi.
L’acqua è un bene prezioso, un bene comune. Cambiare le abitudini quotidiane e adottare uno stile di vita rispettoso e lungimirante aiuta a rigenerare la Terra (anche a limitare i costi della bolletta di casa). Ogni giorno possiamo fare la differenza. In ogni singolo e quotiano gesto, in ogni scelta consapevole.